E CyberSix le carte le aveva eccome. Innanzitutto aveva uno stupefacente Carlos Trillo ai testi: veterano del fumetto argentino e da sempre cavallo di battaglia dell'Eura (Loco Chavez, Uscita di Sicurezza, Robin delle Stelle...), Trillo mescola quotidianità e fantastico, azione e poesia, umorismo e malinconia in una miscela perfettamente equilibrata, creando personaggi e situazioni che riescono a far sorridere, o ridere di gusto, eppure appena due tavole dopo mettono un peso al cuore. Lo accompagna il tratto intenso, esasperato ed espressivo di Carlos Meglia, che muta i volti in maschere di gomma e le capigliature in cespugli e rovi, che screzia ogni elemento architettonico di usura, umidità, anni di incuria, decenni di rovina. Lo stile pittorico Meglia è immediatamente efficace, e nel contempo perfettamente funzionale alla storia, oltre a rappresentare forse il massimo punto di originalità artistica all'interno dell'opera.

Secondo la consuetudine medica, che vuole che alle malattie si assegni il nome del primo paziente a cui vengono diagnosticate, potremmo dire che Trillo soffre di un ceppo miracolosamente benigno della "Sindrome di Serra, o citazionismo compulsivo". Qui e là tra le pagine di CyberSix (specie nella serie monografica) emergono piccoli omaggi, rispettosi inchini o strizzate d'occhio: semplici citazioni nel vero senso della parola, introdotte senza violenza nella trama grazie al "sotterfugio" del mestiere del/della protagonista (Adrian Seidelman, alter ego di CyberSix e insegnante di letteratura); oppure vere e propie ispirazioni, altre storie rese un frammento di questa storia - sempre con la dovuta leggerezza e il necessario pizzico del sale dell'ironia, il che non fa che arricchire e migliorare la qualità della storia.

Ma come accade in ogni prodotto seriale, è il substrato di continuity, il collante, il connettivo invisibile che fa prosperare o avvizzire le storie. E la continuity di Trillo è sapientemente progettata, custodita, coltivata e indirizzata: le caratterizzazioni a volte esasperate di personaggi che comunque mantengono una profondità psicologica non trascurabile, il riaffiorare di concetti e situazioni abbastanza simili da essere riconosciute anche dai lettori più distratti, e abbastanza diverse da rappresentare un'evoluzione. E fin qui, come si dice, è mestiere.

Quello che eleva CyberSix dalla semplice "merce" è la sua impietosa umanità. Il linguaggio eufemistico dell'ipocrisia, le inutili razionalizzazioni, non hanno spazio nel perpetuo soliloquio della protagonista o nei dialoghi della gente di strada. Pensate a tutti i sottintesi, le mezze misure con cui i serial fumettistici o televisivi d'oltreoceano aggirano e attenuano le situazioni più violente o drammatiche; pensate ai retorici crescendo di sguardi intensi, inquadrature drammatiche, colonne sonore incombenti e pretenziose.

L'approccio di Trillo è antitetico. I temi più crudi sono offerti al lettore senza inutili esagerazioni ma senza omissioni o giri di parole, andando a connotare una terribile reltà che è così terribile nel momento stesso in cui è così reale, così presente - una ragazza eroinomane che vende il suo corpo a poco prezzo per pagarsi la dose, non è il mostro di Alien o l'Uomo-Elefante: è una realtà duramente quotidiana con cui è necessario fare i conti.

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