L'altro grande punto di forza di Maison Ikkoku è la perfetta caratterizzazione dei personaggi.

Scontata é la grande attenzione che l'autrice riversa sulla caratterizzazione dei due protagonisti: perfetto Godai nel ruolo dell'indeciso di buoni sentimenti, magistrale la resa di Kyoko, un perfetto miscuglio di gentilezza e testardaggine, che la differenzia molto dal classico modello stereotipato della donna giapponese.

Desta invece meraviglia la grande abilità con cui viene creato un cast di comprimari perfetti per la situazione: l'elegante Mitaka, l'invadente Ichinose, la sfacciata Akemi e l'ambiguo Yotsuya sono i testimoni ed il prodotto di quell'amore per il dettaglio che trasforma un ottimo fumetto in un capolavoro.

Sul fronte disegni si passa dai primi numeri con un tratto più scarno ed essenziale, ad uno stile via via più ricco e sicuro ed all'utilizzo di soluzioni grafiche anche innovative e mai banali. Eccellente la fluidità narrativa, a tal punto da far superare dopo poche vignette il disagio della lettura "al contrario", connaturata alle produzioni manga.

Unico appunto che si possa fare alla brava Rumiko è l'eccessiva somiglianza fisica tra Godai e Mitaka. Senza l'ausilio della colorazione (nella splendida trasposizione animata infatti i due hanno il colore dei capelli diverso), diventa difficile distinguerli in alcune situazioni.

Concludendo: dato che il fumetto, come qualsiasi mezzo di espressione, può essere diviso in generi, se state cercando il capolavoro del genere rosa-sentimentale fermatevi: l'avete trovato.

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