Nonostante io sia per natura poco incline alle mitizzazioni, e di conseguenza usi con parsimonia termini quali "capolavoro", in questo caso non riesco a trovare un termine più adatto per definire l'opera di Alan Moore ed Eddie Campbell. Cercando con fatica fra le pagine dei 4 volumi che per ora ho letto posso solo dire che alcuni riferimenti risultano eccessivamente criptici e mi fanno consigliare a tutti la lettura delle note di ogni capitolo prima del capitolo stesso. E' un difetto minimo, soprattutto perché si tratta di una scelta deliberata dell'autore (e come tale da rispettare), ma trovo che un'opera letteraria dovrebbe essere sempre e totalmente godibile autonomamente, e che le note dovrebbero costituire un approfondimento finale dell'opera, e non risultare a tratti indispensabili alla comprensione della stessa o di parti di essa. Un altro modesto difetto (tra l'altro anche questo ascrivibile alla sfera della mia soggettività, e sempre derivante da precise scelte narrative) è il rallentamento dell'opera dopo l'ultimo omicidio perpetrato da Sir Gull. "La delusione provata da chi sente di aver portato a termine un compito divino", così l'autore descrive lo stato di totale sfinimento psicologico dell'omicida dopo l'omicidio di Marie Kelly. Ed in effetti anche la narrazione di Alan Moore, fin dal prologo tesa e convergente verso un climax, da questo momento perde qualcosa a livello di tensione.

Articolo di Francesco "MiticoBaro" Barilli

[=1= introduzione] - [=2= la storia] - [=3= Londra] - [=4= l'opera] - [=5= conclusioni]

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