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Anche nel gestire le scene degli omicidi Alan Moore e Eddie Campbell fanno di tutto per non scivolare negli stereotipi dell'horror fumettistico e/o cinematografico. Se infatti in questi generi al lettore/spettatore viene dato, assieme al raccapriccio, la sensazione che comunque quelle scene appartengono ad un mondo virtuale distante anni luce da noi, in From Hell l'omicidio delle vittime e la loro successiva dissezione ci comunica l'angoscia del mondo reale, in cui questo genere di cose accade più frequentemente di quanto noi vogliamo credere. Un film dell'orrore può lasciarci atterriti durante la sua proiezione. Dentro al cinema possiamo aver provato angoscia vedendo una prostituta accanto ad un lampione, mentre una figura massiccia la osserva. Possiamo essere rimasti senza fiato mentre questa figura le si avvicina e la musica si fa più cupa ed incombente. Poi il tentativo di fuga della donna, il suo urlo disperato... Ma uscendo dal cinema ci sentiamo sollevati, perché stiamo tornando alla vita reale, a cui quegli orrori sembrano estranei. La lettura di From Hell invece non concede sconti. Ci apre gli occhi e ci fa guardare le spalle. Perché l'omicidio fa parte della quotidianità, è un evento in cui viene liberata una parte della condizione umana che si rifiuta di soggiacere alle regole del vivere civile. |
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