Alan Moore si pone di fronte alla costruzione della propria opera con grande e meticoloso realismo. E' lo stesso Moore a spiegare, con scrupolosissime note a commento quasi di ogni pagina del suo romanzo a fumetti, il suo lavoro di ricostruzione dei fatti, un lavoro che va dai dati storico/cronologici a quelli di atmosfera/ambiente. Perché il vero protagonista di From Hell non è lo psicopatico Sir William Gull (nella ricostruzione di From Hell colpevole dell'omicidio plurimo) né l'investigatore Abberline, né la sventurata ultima vittima, Marie Kelly, ma è la città di Londra. Questa Londra Vittoriana, che diventa protagonista anche grazie alle tavole di Eddie Campbell (tanto sporco e istintivo nel tratto quando si tratta di fisionomie quanto è certosino nel ricostruire i dettagli d'ambiente) e grazie alle preziosi citazioni che vanno dalla stessa Regina Vittoria a John Merrick (the Elephant Man) ad Oscar Wilde, è una città molto diversa da quanto si potrebbe immaginare, sporca in più di un senso e degradata nel suo tessuto sociale. Queste parole estratte dalla pagina 22 del capitolo 6 (in Italia volume 2 della Magic Press), montate da un dialogo fra Abberline e Godley, riassumono questa caratterizzazione di Londra meglio di quanto potrei fare io: "Una volta, Godley, qui c'erano solo campi e giardini, fuori dalle mura della città. Adesso guardate cos'è Whitechapel il venerdì notte. Sapevate che a Whitechapel ci sono meno di 250 case ammobiliate che ospitano 850.000 persone? Vuol dire 35/40 persone per ogni casa. L'inferno è niente. Ne ho visto di tutti i colori qui ... Mi sono imbattuto in bambini, non avranno avuto più di 9 anni, che lo facevano in pieno giorno, probabilmente con le proprie sorelle ... La maggior parte di loro si sposa a 12 anni ... E quando poi si separano lei comincia a prostituirsi. 1200 prostitute a Whitechapel, ufficialmente. Che cazzata, a Whitechapel tutti si darebbero per meno di uno scellino".

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