Addio
di Faith Persiano

Non è facile, neanche con una penna in mano. Spiegarti tutto per iscritto, però, renderà forse tutto più chiaro: lo potrai rileggere più e più volte, e vedrai in nero su bianco quello che in due, divisi, fatichiamo così tanto a focalizzare.
Ci ho pensato. Ci ho pensato tanto: a noi due insieme, a noi due separati. A te: è impossibile dimenticarti, non posso cancellarti dalla mia mente, davvero... So di avere delle responsabilità, e forse proprio questo non mi dà tregua. Forse scrivendo questa lettera le cose saranno più accessibili anche a me.
Dio, se mi manchi. Ho un vuoto dentro, e ballo sopra un filo, senza capire se quello che voglio è cadere o rimanere quassù. Sento tutto inutile, sono insicura, sostituibile a tutto come tutto lo è per me. Tutto tranne te. Anche questo mi tormenta.
Ho detto che mi manchi: i miei pomeriggi sono vuoti e tristi, e ricordo quelli che trascorrevamo insieme; le tue smorfie, le tue battute idiote, i discorsi lunghi anni; ma non mi mancano i tuoi baci, non l'amore, il sesso, o come preferisci chiamarlo adesso. Ti voglio come amico, non come amante.
E purtroppo non riesco a fare che sia diverso. Vorrei impormelo. Ho ancora nostalgia di te, dell'uomo che mi ha reso forte. Non ho mai dimenticato come mi insegnavi ad isolare tutto, a lasciare tutto fuori, a considerare solo il piccolo mondo dentro la tua stanza verde. Io e te, e un gatto pigro come unico testimone.
Lo dico davvero, che vorrei amarti ancora: so che momento splendido sia stato per entrambi. Ma è amore o non amore: non c'è una valvola o un rubinetto, che si possa aprire per averne ancora un po', o c'è o non c'è.
C'è stato, ed era puro e fisico contemporaneamente, e mi manca, di esser completa, di essere felice. Ma non si torna indietro mai (me lo hai insegnato tu).
Non è amore questo, e non voglio prendermi gioco di noi, di quella cosa unica che eravamo insieme. Dio, ti voglio bene; non è poco, ma non è abbastanza, lo sappiamo. E anche se non vorrei perderti sono costretta.
Tu stesso spesso mi hai detto che la fine sarebbe stata la fine di tutto. Non scherzavi (non avevi il sopracciglio arcuato, ma aggrottato...) e so a cosa vado incontro. Ma ti chiedo di pensarci, pensa cosa vuol dire, e placa un momento l'orgoglio, lasciando spazio al cuore o se preferisci alla mente: tu veramente vedi noi definitivamente separati? Riesci a figurarti un rapporto fatto solo di "Ciao, come va?" tra noi due? Io no. Non riesco a vedere la mia vita senza te accanto. Penso sempre che sei l'unico capace di capirmi, dirmi quello che voglio e devo sentire, starmi accanto.
Buttare tutto questo al vento, non è crudele? Ma dovrò rassegnarmi: non voglio, né posso avanzare pretese. Ma devo dirtelo. Sapere di averti costretto ad uscire dalla mia vita mi distrugge. Sai cosa spero, non farmelo implorare.

Con tutto il bene che posso,
Elise



STARO' IMMOBILE

SEDUTO

A VEDERTI SVANIRE.

E

ROSSO

SARA' UN TRISTE TRAMONTO

SUL FIUME ASCIUTTO DELLA MIA ANIMA.



Cazzo, cazzo, cazzo, CAZZO!
Cazzo...
E' finita. Vorrei prendere, incazzarmi, uccidere, stuprare, e questa volta magari non solo la carta. E… E già non ne ho più voglia.
CAZZO!
Cosa, cosa speri di ottenere? Perché? La scrittura è una lama dentata, e usarla così vuol dire uccidermi. Non sai forse che le parole scritte rimangono? Non l'hai detto anche tu? Non hai pensato per quanto tempo? Per quanto cazzo di tempo mi ricorderò queste parole che ho mandato a memoria?
Assassina.
Parli di cuore e mente.
Bene.
Io parlo invece delle nocche che mi fanno male a forza di sbattere il pugno contro il volante. Di questa nebbia fitta che mi lascia solo con i ricordi di quei magnifici pomeriggi. Del mio stomaco che ribolle ormai da qualche mese. Maledetta traditrice. Delle mie notti insonni. Della mia mente assente. Dei miei amici che quasi hanno paura di me, e probabilmente hanno ragione. Delle donne che mi si strofinano addosso e che non riesco a guardare. Del fatto che non userò mai più la parola Amore, se non in qualche cruciverba di merda. Addio mia amata, addio, vecchio me stesso, e benvenuta ulcera. E vaffanculo al mondo.
La metà passiva, finalmente. Ci sono riuscito, ad essere la vittima.
Vittima: perché l'ho voluto. Perché: "d'accordo, capisco." Ed è vero, ho capito:
che è finita,
ma non per questo mi sento meno lacerato. Ho il fottuto diritto di starmene in quest'auto parcheggiata storta a vomitare odio effimero. Non credi? Ho l'impellente necessità di andare a prendere a cazzotti quel muro in cemento, quello lì fuori, perché voglio qualche cicatrice visibile, cazzo, che la gente la veda e capisca. Ho dissanguato dignità cercando di riaverti. E tu mi parli di orgoglio: sarebbe già un miracolo che riuscissi a parlare a qualcuno senza volerlo mordere, senza avere due occhi lucidi così. Sarebbe già un miracolo avere qualcuno con cui parlare. Ho il fottuto diritto di scrivere queste righe, no?
Quanto credi passerà prima che tu mi chiami a casa tua, e io svelto come un cane.
- Ciao, come va?
(lo vedi?)
- Bene.
- Che fai di bello?
- Oh, niente di speciale! Ho comprato una pistola, non so se sparare a me o a te. Per il resto tutto a posto...
- Ah, che bello! Senti, ti puoi girare, che mi devo cambiare?
- Ma che cazzo dici? Ho esplorato ogni tuo millimetro fino all'altro ieri!
- Dai, non scherzare.
- Ok.
- Senti, ti ho chiamato perché...
Ed io, lo sai, ho un cazzo d'istinto animale. Intuire queste cose è uno scherzo.
- perché mi vedo con uno, volevo che tu lo sapessi. Sai che la sincerità tra amici è fondamentale.
- Ah, certo... Capisco.
Solo una cosa: sono due mesi che non ti fai viva e mi chiami adesso per questo. Certo: la sincerità è fondamentale.
- Ma no, dai, non fare così.
- Non fare cosa? Fammene andar via, va', che tanto ormai la coscienza ce l'hai a posto.
Lo vedi? Non esiste l'amicizia. L'ho sempre saputo. Non tra me e te. Era tutto insieme o proprio niente: non l'hai mai capito, che era così bello proprio per questo. Ed io tuttora, invece, so benissimo che non sarà mai più così. Non per me. Non so se è così palese, ma questo è un esorcismo. Non è facile dimenticare, non per tutti. No davvero. Ma da oggi tu non esisti più. Esisto solo io, nella mia stanza verde, con la mia strana idea dell'a-m-o-r-e. (7 orizzontale: 'la massima illusione della tua vita'). Un pazzo, forse.
Sicuramente un uomo diverso.
Da prima.
Da tanti altri.



Lo sterno percosso da migliaia di notti di vita,
e da milioni di anni di nitida solitudine:
in bella vista il corpo illeso,
nelle cantine del castello le cataste di tutte le cicatrici.



Concezione e realizzazione: Matteo Scarabelli. Un sentito ringraziamento a Blind Ben per lo splendido titolo.

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