Premessa
Un morto. Centinaia di feriti. Miliardi di danni. Una perquisizione che a molti è sembrata solo una vergognosa ritorsione. Decine di denunce che non si sa bene come finiranno; la maggior parte è contro ignoti. Una manciata di funzionari troppo (o troppo poco) zelanti che hanno visto la propria poltrona traballare, e che aspettano un assestamento, magari su posizioni di profilo leggermente più basso. Menzogne, tante menzogne; talmente tante che non riesco ad indicarne un numero... E otto "grandi" che hanno parlato di politica e (dicono...) di lotta all'AIDS, in una cittadella inespugnabile. E che alla fine si sono fatti una bella foto ricordo, sorridenti come dopo una gita-premio aziendale. "Grazie Genova, ci dispiace per quel che è successo", ecco la loro cartolina da Genova, che si sovrappone a decine di foto di ragazzi sanguinanti, stupiti, terrorizzati...
Questi i freddi numeri. E questa la sintesi di un avvenimento sul quale è stato versato un fiume d'inchiostro. Ho voluto provare a ricordarlo con un racconto, senza pretesa di raccontare chissà quale aspetto sconosciuto, senza cercare il sensazionalismo giornalistico. Solo per non dimenticare.
Quella che trovate qui su Diffusion of Confusion è una versione "compatta" del mio lavoro: su "Ecomancina" potete trovarlo nella sua versione integrale, completo di un articolo di approfondimento (articolo per il quale mi sono avvalso anche della collaborazione e della pazienza di Giuliano Giuliani).
Nel corso del racconto cercherò di specificare meglio i vari riferimenti, ma mi sembra corretto fin d'ora ringraziare tutti quelli che, a volte a loro insaputa, hanno contribuito a questo mio lavoro:
- Ringrazio tutti insieme (nell'impossibilità di farlo personalmente uno ad uno), i ragazzi che "in rete" hanno lasciato le loro testimonianze sui tre giorni del G8 a Genova (19 - 21 luglio 2001). Il loro apporto è stato fondamentale per costruire i personaggi di Sara e Fabrizio e le relative esperienze. In particolar modo mi è risultata utile la "lettera aperta" di Stefano Agnoletto, fratello del più noto Vittorio del Genoa Social Forum, che diversi siti hanno pubblicato nei giorni immediatamente seguenti il G8 genovese.
- Come fonte del racconto è giusto citare anche Alessandro Baricco, che ha scritto una serie di 4 articoli apparsi su "La Repubblica" sul tema della globalizzazione. Il terzo, "Quelli di Genova", è quello che maggiormente ha influenzato le opinioni espresse da Fabrizio nella sua ultima mail (parte finale del racconto). L'articolo di Baricco lo potete trovare a questo link: www.ilportoritrovato.net/html/bariccoart5.html
Francesco Barilli
L'Amore ai Tempi della Globalizzazione
di Francesco Barilli
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"La Commissione, a conclusione degli accertamenti svolti, rileva che non sorgono dubbi sulla positiva riuscita del Vertice G8 svoltosi a Genova.
Il Vertice ha infatti conseguito tutti gli obbiettivi prefissati sia sotto l'aspetto dei contenuti, sia sotto l'aspetto logistico amministrativo, sia sotto quello della sicurezza e della tutela dell'ordine pubblico,..." (1)
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Da: 'Fabrizio' (fab_cas@tiscalinet.it)
Inviato: venerdì, 20 luglio 2001 11,36 am
A: 'Sara' (S_premoli@tin.it)
Oggetto: saluti da Genova!
Ciao Sara!
E' tutta la mattina che ti cerco al telefono. Per fortuna alla fine ho trovato, qui al campo dove siamo radunati, un PC per mandarti questa mail. Il personale dell'organizzazione è gentile e mi ha lasciato fare senza problemi. Certo, il fatto che avessero qualche problema con un paio di cessi da campo e che io abbia detto "Beh, io faccio l'idraulico..." ha aiutato. Con un tipo, poi, sono entrato subito in confidenza; abbiamo scoperto diverse passioni in comune, dai fumetti a De Andrè a Internet. Gli ho promesso che sul mio sito scriverò un resoconto su questi giorni a Genova. Mi ha detto che, senza esagerare, potrò usare questo PC qualche altra volta.
Ieri notte siamo arrivati sotto una pioggia battente, che ci ha creato anche un bel po' di casini al campo, mentre oggi Genova è bellissima; solo c'è un caldo pazzesco. Era così già dal primo mattino; mentre facevamo un giro Alfredo si è sentito male. L'abbiamo fatto stendere a terra e gli ho tenuto i piedi sollevati. Probabilmente il viaggio, l'aver fatto le tre del mattino, gli alcolici, troppe sigarette, il caldo... Un cocktail mica tanto buono, sai? Abbiamo dormito in un campo sportivo, trasformato in campeggio. C'è un clima di festa di paese; un po' gita scolastica e un po' picnic con la famiglia.
Anticipo la tua domanda: la tua sorellina sta bene; a Vanessa sto attento io, non preoccuparti; l'unico pericolo per lei qui potrebbe essere un tentativo di rimorchio... Scusa se faccio lo scemo, ma sai come sono fatto. Mi dispiaceva essere andato via dopo che avevamo litigato. Litigato, oddio... Discusso. Mi dispiaceva averti detto che sei un'egoista, e ci sono stato male tutto ieri. Sai che non lo penso sul serio. Così come io so che se eri contraria alla presenza mia e di Vanessa qui a Genova è perché i mass media hanno battuto la grancassa dei pericoli, dei disordini, del "popolo di Seattle" e del solito blablabla di queste occasioni. Insomma, è vero che al telefono non ti ho trovata, ma avevo anche paura tu fossi ancora arrabbiata con me, e non ci ho provato più di tanto. Sono stato contento di poterti parlare via mail, così quando la leggi magari ti è passata...
Vorrei che tu fossi qui con me. Spero tu riesca a leggere questa mail presto e che mi risponda. Come ti dicevo, dovrei riuscire a connettermi ancora nel tardo pomeriggio, o al massimo in serata. Ti voglio bene.
Fabrizio
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(1) Estratto dal documento finale del Comitato Parlamentare istituito per l'indagine conoscitiva sui fatti di Genova.
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Da: 'Sara' (S_premoli@tin.it)
Inviato: venerdì, 20 luglio 2001 02,20 pm
A: 'Fabrizio' (fab_cas@tiscalinet.it)
Oggetto: Re: saluti da Genova!
Per fortuna mi hai scritto! Ero in pensiero. Ti ho cercato anch'io sul telefonino, ma ce l'hai sempre spento!
Tranquillo, non sono più arrabbiata, anzi, adesso mi sento in colpa per le cose che ti ho detto e vorrei essere lì con te. Vorrei non averti mai detto che eri un pazzo ad andare. E quasi mi sento in colpa di non essere anch'io lì con voi, anche se sai come la penso su queste manifestazioni e sulla loro utilità. Ma non voglio più discuterne, davvero. Tu hai le tue idee e hai fatto la tua scelta. E io devo rispettarla, lo so... E' che, nonostante quello che hai scritto, non posso fare a meno di essere preoccupata, anche perché alla televisione parlano già di qualche disordine... Sarò tranquilla solo quando tornerete a casa!...
Dai un bacione alla mia sorellina e salutami quel vecchio porco di Alfredo! Digli che non è più un ragazzino, e che certe cose non se le può più permettere, che se c'ero io mica gli tenevo i piedi sollevati!
Anch'io ti amo.
Sara
Da: 'Fabrizio' (fab_cas@tiscalinet.it)
Inviato: venerdì, 20 luglio 2001 7,58 pm
A: 'Sara' (S_premoli@tin.it)
Oggetto: Genova
Sara, ho visto la tua risposta, ma qui è successo un casino... Innanzitutto ti dico subito che stiamo tutti bene e di non preoccuparti. Se non mi trovi al cellulare è perché l'ho perso oggi mentre scappavo, porca puttana! Ma adesso sono ancora "sottosopra" e rischio di fare casino, quindi provo ad andare con ordine.
Allora: le varie associazioni, dopo essersi riunite nelle varie "piazze tematiche", dovevano convergere verso la zona rossa, in una specie di assedio simbolico. Tutto sembrava tranquillo alla mattina e nel primo pomeriggio, poi... Guarda, certi dicono di aver visto quelli del Black Block parlare con la polizia, io non lo so davvero... L'impressione, però, è che conoscessero perfettamente la città e come si sarebbero mossi i manifestanti(2). Sono piombati in Piazza Manin, dove c'era la Rete Lilliput. Sembra che arrivassero dal carcere di Marassi, dove avevano già combinato un bel casino. La polizia li inseguiva e ha caricato la piazza, mentre la gente era lì con le mani alzate a gridare "pace". Una scena che, ti giuro, se fossi un extraterrestre giudicherei grottesca(3).
Questo me l'hanno raccontato, non l'ho visto di persona. Io ero in piazza Dante, dove c'erano l'ARCI e Rifondazione. Da noi filava tutto tranquillo; qualcuno era andato ad attaccarsi alla recinzione della "zona rossa" ed era stato respinto con gli idranti. Ma era tutto nella norma, diciamo così, considerando che già nel primo pomeriggio cominciavano a circolare voci su incursioni del "blocco nero" negli altri presidi.
Saranno state le quattro del pomeriggio, forse prima, e stavamo sfollando verso Piazza Carignano e poi Piazza Kennedy. La polizia ha caricato con i lacrimogeni alle spalle, e subito la gente è stata presa dal panico.
Probabilmente siamo in troppi - me compreso - ad avere poca o nessuna esperienza di situazioni del genere. Io, per dire, i lacrimogeni li avevo sempre pensati come qualcosa che ti fa lacrimare gli occhi e ti dà qualche problema a respirare e basta, invece sono qualcosa di pazzesco, ti assicuro... Ti prendono pure lo stomaco, ti viene da vomitare ma non riesci a farlo, sono urticanti e ti si formano delle vesciche sulla pelle.
Prendo per mano Vanessa, cerco di trascinarla via, le urlo di trattenere il fiato. In apnea cerchiamo di divincolarci dalla marea dei manifestanti. Vedo qualcuno immobile, atterrito; forse non hanno capito cosa sta succedendo e non sanno dove andare, forse sono solo incoscienti. Non gli diciamo nulla, non c'è tempo; si arrangino, penso, e un po' me ne vergogno.
Un tipo - tedesco, credo - ci si para davanti. "Sputa, sputa!" mi sembra dire. Poi tira fuori mezzo limone, fa cenno di succhiarlo e lo dà a Vanessa e a me. Dà sollievo; anche questo non lo sapevo. E' l'unico episodio che, a mente fredda, un giorno potrei definire comico: a quel tipo stavo per dare un cazzotto, invece...
Poi arriviamo, grazie al cielo tutti interi, alla cittadella del Genoa Social Forum. Sono già le sei di sera passate, Dio solo sa come è passato tutto questo tempo. Ritrovo Alfredo, pure lui sano e salvo; è l'unica nota positiva che posso dirti, perché forse è proprio a questo punto che ci rendiamo conto di quanto grave è la situazione: ci dicono che hanno ammazzato un ragazzo. L'abbiamo saputo verso le sei e mezza. Alfredo è incollato alla radio. Certi dicono un sasso, altri un colpo di pistola sparato da un carabiniere. Siamo in molti a voler tornare ai nostri campeggi per dormire, ma la gente del GSF ci invita a non uscire. "La polizia è fuori controllo" ci dicono... E' pazzesco, ma suona vero. E' vero, e a me viene da ridere: come "fuori controllo"??!!
C'era una ragazza che parlava spagnolo o qualcosa del genere. Mi hanno detto che era Argentina, e che diceva che non le sembrava possibile. Che sua madre le aveva parlato dell'Argentina della dittatura, ma che una cosa del genere in Italia non l'avrebbe mai immaginata(4).
Vedo un ragazzo (mi ha detto di chiamarsi Andrea e di essere consigliere comunale dei DS in un paesino che neppure ricordo). Con la scusa che è diessino viene affrontato da un tipo che gli dice che è anche colpa sua, gli rinfaccia tutti i tentennamenti, le ambiguità. Vedo che Andrea non sa come rispondere. Prima che la faccenda si faccia grigia mi metto in mezzo, guardo in faccia il tipo. "Ti sembra il momento?" gli dico. Ma fra me e me penso "No. Non è il momento. Non ci sarà più il momento, perchè abbiamo perso"...
Andrea mi ringrazia per l'aiuto. Mi racconta di aver vissuto gli stessi nostri casini. Lacrimogeni, cariche della polizia, un fotografo malmenato perché non voleva consegnare il proprio rullino. Ha visto pure un supermarket con le vetrine sfondate. Di poliziotti neanche l'ombra; solo un viavai di gente che fa razzia. Avevo sentito di storie del genere durante i black out, per esempio, ma in pieno giorno, in questo contesto, è davvero pazzesco. Non erano solo i black block a fare razzia: Andrea mi dice di un signore attempato, che non c'entrava niente con tute bianche nere verdi o grigie, con due bottiglioni di chianti da 5 litri. "Probabilmente ha colto la mia occhiataccia, perché è sembrato schernirsi. 'Lo fanno tutti...' sembrava voler dire. Fanculo, è la prima volta che rubi in un supermercato, potevi fottere del Sauternes...". Rido di gusto. Ma non è il momento, lo so...
Tu sai dirmi qualcosa di più? Hanno parlato del ragazzo morto? E del G8 vero e proprio cosa si dice? Fammi sapere, ti prego, perché mi sembra di impazzire...
Un bacio
Fabrizio
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(2) Il riferimento, seppure indiretto e senza alcuna pretesa di rivelare chissà quali misteriosi particolari, è ad una dichiarazione del Senatore di Rifondazione Comunista Gigi Malabarba, che nel primo pomeriggio di venerdì 20 luglio è stato al Centro Operativo dei Carabinieri, e dichiarò di avere visto "...oltre al personale in divisa e agli agenti italiani in borghese e al personale di servizio, gruppi di persone che entravano ed uscivano dal Centro operativo dei CC, vestiti come i manifestanti con jeans e magliette di vari colori, neri ma non solo. Alcuni avevano fra le mani tubi di metallo e pezzi di legno, in qualche caso avevano zainetti a tracolla. Alcuni, circa una ventina, parlavano fra loro in francese, circa dieci mi sembrava parlassero in tedesco o forse in olandese. Di sicuro quelli non erano dimostranti: il loro rapporto con i carabinieri era di collaborazione."
(3) Fabio Lucchesi, rappresentante della Rete Lilliput (formata da varie associazioni, principalmente di ispirazione cattolica) commenta così l'episodio: "abbiamo saputo con tre quarti d'ora d'anticipo che probabilmente un gruppo di black block si stava avviando verso Piazza Manin e le nostre informazioni non si possono certamente considerare più potenti di quelle della polizia. Tre quarti d'ora dopo abbiamo visto arrivare un gruppo di black block con la polizia alle spalle, dopo che questi avevano sicuramente percorso almeno due chilometri per giungere in quella zona; nonostante avessimo difeso la piazza ed i black block se ne fossero andati, siamo stati caricati dalla polizia. Questo non ci sembra frutto di un eccesso di funzionari o di singoli poliziotti, ma un fatto che trascende questo tipo di ragionamento".
(4) Concetto analogo è stato davvero espresso, con altre parole, da una delle rappresentanti delle madri di Plaza de Mayo, presente a Genova. Questo (come molti altri che più avanti troverete - mi è impossibile citarli tutti) è un riferimento alla lettera aperta di Stefano Agnoletto che ho citato nella premessa.
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Da: 'Sara' (S_premoli@tin.it)
Inviato: venerdì, 20 luglio 2001 11,24 pm
A: 'Fabrizio' (fab_cas@tiscalinet.it)
Oggetto: Re: Genova
Per fortuna mi hai scritto! Sono stata attaccata al televisore e al cellulare tutto il giorno. Mamma e papà te li lascio immaginare: sono preoccupatissimi per Vanessa (e anche per te, chiaro); mi ronzano attorno, ogni cinque minuti chiedono se ti ho sentito... Ad un certo punto mi sono inventata un'incazzatura con loro, sono sbottata e mi sono chiusa in camera. Li capisco, poveretti, e mi dispiace averli trattati male, ma se non facevo così gli scoppiavo a piangere in faccia e allora era anche peggio, per me e per loro.
I ritornelli "in fondo se la sono cercata" cominciano a sentirsi. Tanta gente pensa che d'ora in poi molti ci penseranno due volte prima di andare in piazza a manifestare. Per quel che può contare, io invece mi sento ancora più in colpa per essere assente.
Tu mi chiedi del G8 vero e proprio. Ti dirò, per fortuna dove sei non puoi vedere la TV: mancano nani e ballerine, poi siamo al completo. Il nostro Presidente del Consiglio è apparso con la faccia contrita per il ragazzo morto, poi è tornato a distribuire sorrisi e strette di mano. Tu li vedi questi 8 "grandi", e li immagini commentare la delizia della mousse al cioccolato, mentre attorno Genova è in guerra... Dicono che ieri il Sindaco di Genova abbia consegnato la chiave della città a questi "potenti" della Terra, in segno di ospitalità. Ho la sensazione che questi signori - coscientemente o no - abbiano di fatto preso in consegna la città per questi giorni, confinando il resto di Genova (forse il resto del mondo...) ad un ruolo di gigantesca periferia diseredata, dove si dibattono i sudditi disobbedienti. Stanno cercando di dare un vestitino "francescano" al tutto; continuano a sottolineare che per la prima volta sono presenti anche rappresentanti del Terzo Mondo... Se tu li vedessi... Sembrano questuanti alla corte del Re(5)... A me questo G8 sembra solo una vetrina delle vanità. Quegli 8 tizi hanno tranquillamente deciso tutto già da tempo, non hanno bisogno di tre giorni a Genova o a Stoccolma, neppure per ratificare ufficialmente decisioni già prese (forse nemmeno da loro, ma dai loro burattinai).
Sul ragazzo morto... Prima hanno detto che era spagnolo, poi che è genovese, un "punk bestia" con precedenti per oltraggio a pubblico ufficiale e droga... Ma non mi sorprenderei di scoprire domani che sono tutte balle(6)... Sì, è stato un colpo di pistola di un carabiniere, mentre il ragazzo, assieme ad altri manifestanti, stava attaccando la loro camionetta. Dio!, se tu avessi visto... La camionetta fuggendo è passata sopra al ragazzo. E' rimasto steso sull'asfalto come una bambola spezzata, in canottiera e passamontagna... Purtroppo per ora non so nulla di più. So solo che tutto sembra privo di logica, pazzesco...
Istintivamente ti chiederei di tornare subito, ma so che non lo farai... Ma state attenti domani, vi prego, perché non credo possa succedere niente di buono. Fatti sentire, se appena puoi. Nel frattempo, domani mattina tranquillizzo i miei.
Ti abbraccio forte.
Sara
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(5) L'osservazione di Sara può essere supportata da questa sintetica frase di Luigi Bobba (Presidente delle Acli): "se vi è un giudizio che noi diamo sulla conclusione del vertice è che si sono rinnovate le promesse già formulate nei vertici di Colonia e Okinawa e si è deciso di stanziare qualche spicciolo - per così dire - per la lotta all'AIDS (dieci volte inferiore rispetto a ciò che aveva chiesto il segretario generale dell'ONU, Kofi Annan)".
(6) Già, erano tutte balle. Il ragazzo morto non era né spagnolo né un punk bestia. Un ragazzo genovese, figlio di un sindacalista della CGIL. Questa è storia ormai risaputa. Ma forse è il caso di ricordare che anche in questo frangente la nostra "libera informazione" non ha dato un buon servizio agli italiani, preferendo rincorrere notizie approssimative (o addirittura illazioni) piuttosto che cercare valutazioni meno tempestive ma forse più meditate. Se questo sia dovuto ad incapacità, a scarsa professionalità o (peggio) ad una precisa volontà, è impossibile accertarlo.
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Da: 'Fabrizio' (fab_cas@tiscalinet.it)
Inviato: sabato, 21 luglio 2001 17,40 pm
A: 'Sara' (S_premoli@tin.it)
Oggetto: No subject
Sara, la follia purtroppo continua...
Il corteo di oggi doveva essere un'occasione di riscatto. La manifestazione, nonostante quello che è successo ieri, è partita fra canti, danze, mille bandiere. In Piazza Sturla sembrava tornata un'atmosfera di festa. Tanta gente, tante bandiere. Ho visto un paio di sezioni di Rifondazione Comunista. Poi Arci, Verdi... Ma Alfredo ad un certo punto mi dice "C'è un'aria che non mi piace... Fai ballare l'occhio". Gli domando perché, mi sembra tutto tranquillo. "Appunto" dice lui. Io di esperienza di piazza ne ho ben poca, a differenza sua. Il discorso, mi spiega, è che i cortei "caldi" sono sempre scortati a destra e a sinistra dai celerini. Qui non ci sono: è perché sono tutti appostati nelle vie laterali. Così se ti piombano addosso nemmeno capisci da dove arrivano, e se scappi gli finisci giusto in bocca.
Comunque tutto sembra più tranquillo, ma è solo fuoco che cova sotto la cenere. Passa una camionetta della polizia. Si alza un coro: "Assassini! Assassini!", e io penso che magari dentro ci sono ragazzi che non c'entrano un cazzo. Però dentro sento un animale che glielo vorrebbe urlare: assassini!
Ci passano accanto due tipi che sembrano appartenere al famigerato black block. Portano sottobraccio delle spranghe di ferro, ma non sembrano minacciosi; solo coglioni. Cioè, le portano come io porto la mia scatola degli attrezzi quando vado ad aggiustare lo sciacquone di un cesso. Poi spariscono fra la gente.
Passiamo tranquilli per Via Caprera e Via Cavallotti e ci immettiamo su Corso Italia. Poi, all'orizzonte, ecco il fumo bianco dei lacrimogeni. Alfredo mi dice di mettermi il fazzoletto davanti alla bocca, poi passa un pezzo di limone a me, a Vanessa e a chi sta attorno, finchè ne ha. Ormai siamo esperti... Poi sento un gran botto, e subito dopo la gente urla e spintona. E' la polizia che ha spaccato in due la manifestazione. Non ho capito se ci sia stato un fatto scatenante. Ed è qui che, secondo me, è cominciata la storia più strana di tutta questa pazzesca Genova: gli inseguimenti. Non so cosa stiano raccontando le televisioni in questi giorni o cosa racconteranno i giornali domani, ma questo te lo posso assicurare: la gente cercava di disperdersi nelle vie laterali, e chi rimaneva da solo veniva braccato e pestato.
Anche stavolta scappiamo. Vedo i vetri di una caserma sfondati e un pensiero miserabile mi sorprende. "Bene. Allora non le abbiamo solo prese...". Sì, lo so, mi sembra di sentirti: "Non è giusto. Così si passa dalla parte del torto..." Beh, cara, è l'unica parte rimasta(7); comunque stai tranquilla: io in questi due giorni al massimo ho lanciato mezzo wurstel verso un Mc Donalds. Mi sembrava un gesto simbolico, e poi faceva schifo... Sì, hai ragione: anche in questo momento non riesco ad evitare di fare il buffone. Del resto la pazzia ti tira dentro, in qualche modo. E ridursi a sparare cazzate non è il modo peggiore.
Alfredo l'abbiamo perso anche stavolta; spero stia bene. Vanessa cerca di non darlo a vedere, ma è spaventata a morte. Io cerco di rincuorarla, quando ad un tratto li vedo: caschi, scudi, fucili per i lacrimogeni. In alto un elicottero della Polizia. Fa un casino pazzesco; mi viene in mente Apocalypse Now. Ad un certo punto si abbassa; non c'è motivo, penso io. Il turbinio delle pale solleva un vortice di polvere e rifiuti vari. La gente torna a scappare, mentre la Polizia carica. Io e Vanessa ci rifugiamo in un portone. Troviamo una coppia che abita lì, avranno 50 anni. Non sembrano certo adepti del popolo di Seattle. Ci offrono un po' d'acqua da bere. La signora tranquillizza Vanessa. "Povera piccola", dice, "è la sua ragazza?". No, gli rispondo, e lei mi lancia un'occhiata che mi sa tanto di rimprovero... Ecco, guarda bene, mi dico: anche oggi puoi vedere l'umanità. Sembrava impossibile.
Proseguiamo. Le cose ora sembrano tranquille, ma non "normali". Genova è deserta. Oltre a me e Vanessa ci sono solo fantasmi. Fantasmi di poliziotti che si dimenano di qua e di là, sembrano esagitati, non sanno nemmeno loro cosa devono fare. Sembrano alla ricerca di un nemico. Ma non c'è più nessun nemico; solo ragazzi. Tanti ragazzi; qualcuno sanguinante, i più solo spaventati. Fantasmi di ragazzi, fantasmi di manifestanti.
Guardo il cartello. "Piazza Martin Luther King, martire per la libertà". Una parola malinconica tipo "merda" mi attraversa la mente, ma non saprei spiegare il motivo. E in fondo non sono nemmeno sicuro.
Se prendi una cartina di Genova e cerchi di seguire il mio racconto a questo punto ti domanderai "come cazzo ci sono arrivati?" Beh, me lo sono chiesto pure io.
Adesso ti lascio. Vado a cercare Alfredo.
Ciao
Fabrizio
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(7) "...dato che tutti gli altri posti erano già occupati, ci siamo seduti dalla parte del torto" - Bertolt Brecht. Questa frase ha ispirato pure "Dalla parte del torto", ultimo disco di Claudio Lolli.
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Da: 'Fabrizio' (fab_cas@tiscalinet.it)
Inviato: sabato, 21 luglio 2001 08,31 pm
A: 'Sara' (S_premoli@tin.it)
Oggetto: No subject
Ultima mail. Da domani, se Dio vuole, torna la normalità nei nostri contatti. Non dimenticherò quanto successo qui, non sarebbe né giusto né possibile, e quasi mi vergogno di questo mio piccolo e borghesissimo desiderio, ma non vedo l'ora di tornare a casa, da te.
Mi resta comunque lo spazio per un'ultima riflessione. "Il G8", hai scritto tu, "è solo una vetrina delle vanità". Lo so, tesoro. Lo so che non stiamo assistendo ad un film, ma al trailer di un film. Non stiamo assistendo ad uno spettacolo; siamo solo davanti al suo manifesto pubblicitario. Quello che non capisci tu è che noi, infatti, non vogliamo boicottare quel film o quello spettacolo; vogliamo solo stracciare quel manifesto. E sputarci sopra, per non dire peggio. Non molto edificante, ed ammetto pure che non era questo lo spirito con cui sono partito. Ma non ci resta molto altro da fare.
Loro vogliono parlare al piccolo "parvenu" nostrano, all'industrialotto che sogna di diventare il Berlusconi del 2000, e dirgli che la fortuna può esserci anche per lui, se sa rischiare, perché il mondo è del più forte, di chi sa stare al passo con i tempi. Loro vogliono mostrare, sempre al nostro volgarissimo parvenu, che anche lui può ambire al tavolo buono, al tavolo "globale" e non accontentarsi più delle briciole. Non sono lì per costruire la casa della globalizzazione; sono lì per affittarla al mondo intero. E noi siamo qui per mostrare a tutti le condizioni capestro di quel contratto.
E poi, in fondo, è un po' come quando sei ragazzino e giochi a calcio contro una squadra di ragazzi più grandi, e loro te le suonano in tutti i sensi, e ti sbeffeggiano pure. Ad un certo punto te ne fotti del risultato, fai una bella entrata da tibia e perone sul loro numero 10 e ti senti meglio.
Mi sembra quasi di vederti, mentre ti scappa un sorriso e scuoti la testa. "E' tutto privo di logica, pazzesco", hai scritto. E' vero. Ma "Cara, qui ogni cosa è follia"(8)... E del resto questa è ancora la versione più rassicurante: pensare che dietro tutto quello che ho visto qui ci potrebbe essere una logica, quello sì fa venire il sangue amaro...
Ma ora basta! Abbiamo deciso di non dormire qui. Ah, già! Alfredo anche stavolta l'abbiamo ritrovato sano e salvo. Solo più incazzato del solito; è meglio stargli alla larga. Adesso andiamo tutti e tre in stazione e cerchiamo il primo treno per casa. Non importa se dovremo stare a dormire nella sala d'attesa; non vedo l'ora di scrollarmi da dosso tutto lo schifo accumulato in questi giorni e di riabbracciarti.
Ti voglio bene.
Fabrizio
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(8) Prendete questa frase come un semplice omaggio verso uno scrittore che ho amato molto, e che il protagonista di questo racconto, virgolettando la frase, dimostra di conoscere bene. "Darling, here everything is crazy" ("tesoro, qui tutto è una follia") è una frase estrapolata da una lettera che John Fante scrisse alla moglie Joyce, ed è pure il titolo del volume, edito in Italia dalla Casa Editrice Fazi, che raccoglie l'epistolario in cui lo scrittore - americano di origine abruzzese - racconta la "sua" Italia.
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