Il Compleanno
di Ettore Gabrielli

Dovevamo intuire che qualcosa non andava. Di offerte del genere ne abbiamo avute a bizzeffe, ma avremmo dovuto evitare di accettare così velocemente l'incarico datoci da quello sconosciuto... Certo, come rinunciare alla possibilità di tenere per noi TUTTO il bottino di un drago indebolito da un recente scontro? Non pensammo di informarci, di controllarne la fondatezza... E' sempre stato il nostro difetto. Anche se dirlo adesso è facile. Oramai uccidere draghi per noi non dico fosse routine, ma eravamo dei professionisti. Pozioni contro il soffio della bestia. Pergamene salva-vita. Investimenti per oggetti protettivi. Una (lauta) offerta per la protezione degli dei. Un gruppetto di mercenari come carne da cannone. Un'attenta analisi del terreno intorno, piani di combattimento e di fuga attentamente studiati. Ognuno con il proprio compito ben preciso, delle macchine per uccidere attentamente coordinate. Baldanzosi, quasi allegri, nonostante ognuno sapesse che un drago poteva voler dire la morte. Ma entrammo. Ed iniziò l'incubo. L'unica entrata che conoscevamo si chiuse dietro di noi. Un pesante macigno la chiuse dopo il nostro passaggio, portando via sotto di sé la vita di giovani uomini in cerca di un po' di soldi. Troppo strano per essere un caso, ma noi, non certo noi, ci saremmo fatti intimorire. Non ci vennero dubbi nell'affrontare quella distesa che sembrava infinita di trappole, mostri e perdite che affrontammo. Eppure non sarebbe stato difficile essere più lungimiranti. Stupidi stupidi stupidi. Quando arrivammo, oramai ridotti a noi soli, compagni di mille avventure, in quella che sembrava la grotta principale, dove un monte di oro e gioielli brillava fino ad accecare, il drago ci accolse. Dall'alto, perfettamente in salute, atterrò su di noi, e senza darci il tempo di reagire tornò in alto. Ancora prima di incoccare una delle mie frecce con un colpo di coda ci fece crollare addosso le stalattiti che pendevano dall'alto. Vidi Kijiala travolta. Lopur mi morì praticamente tra le braccia. Xieros crollò in ginocchio, capace solamente di pregare dei che non avevano tempo per ascoltarlo. Opik e Clarice erano ancora in piedi, mentre la paura mi mise le ali ai piedi. Correndo guardai dietro, in tempo per vedere il possente soffio del drago investire i sopravvissuti che non ebbero nemmeno il tempo di colpire una volta il mostro, né tanto meno di fuggire. Lo vidi atterrare vicino ai corpi ancora brucianti, senza degnarmi di attenzione (che non mi abbia visto? Non credo, forse voleva che io mi salvassi per raccontare tutto). Prima di fuggire per i labirintici cunicoli da cui per miracolo risalii fino alla luce, lo vidi con due dita afferrare il corpo di Opik, ancora in preda alle fiamme. Lo vidi spengere le fiamme soffiando lievemente. SPEGNERLO COME UNA CANDELINA! La sua voce cavernosa disse solo poche parole, orribili alle mie orecchie. Parole rivolte a sé stesso, chiaramente, ma dette a voce abbastanza alta perché lo sentissi.
"Buon compleanno vecchio mio"
Eravamo stati la sa maledettissima FESTA DI COMPLEANNO. Il suo personale REGALO a sé stesso. Non ressi al suono della sua cupa risata. Corsi, e corsi, e corsi. Non so come fu che la pazzia non si impossessò di me. Ma quando ripenso a quel giorno penso che la pazzia sarebbe stata un sollievo.



Concezione e realizzazione: Matteo Scarabelli. Un sentito ringraziamento a Blind Ben per lo splendido titolo.

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