LUI
di Crimson

Si destreggiava fra i tavoli del locale fra la fuliggine delle sigarette e il buio della stanza.
Aveva il suo taccuino in mano con cui prendeva ordini e la sua rossa chioma ballava ad ogni suo passo mentre io ero seduto su una panchina a guardarla passare.
A ogni Ceres chiamavo lei, a ogni Gin Tonic chiamavo lei ma io non sapevo come chiamarla e così seduto sulla mia sporca panchina facevo scendere litri di alcol mentre la vita nel pub andava avanti fra camerieri che passavano , gente che rideva e discuteva e io... seduto solo sulla panchina sporca.
Non dovevo fare una bella figura ma ho perso lo sfizio di apparire diversamente da come sono.
Osservavo chi mi fissava e gli dicevo, con il mio sguardo: "Sono così, non rompetemi le palle... e badate agli affari vostri" e il tempo passava nella notte fonda di Torino.

Molti dicono che l'alcol serva a dimenticare.Mezza verità o mezza cavolata a seconda di come vi svegliate al mattino.
Passata la sbronza tutto quello che avevi dimenticato per una buona mezzora torna ballando sulla tua testa già in frantumi.
E quello che avevo scatenato qualche sera prima era difficilmente dimenticabile.
Era d'abitudine svolgere con i miei amici alcuni mistici esperimenti cose semplici, nulla di che, qualche seduta spiritica e finte evocazioni di demoni ma nell'ultimo "esperimento" avevamo coinvolto qualcosa che andava al di là della nostra comprensione.
Eravamo seduti tutti intorno a uno candelabro trovato per caso e Simon, il nostro "esperto", ci mostra un libro trovato in uno angolo buio di qualche biblioteca sperduta nella città.
Aprì una pagina a caso e in una pagina campeggiava un disegno di un essere umanoide con grandi fauci e unghie avvolto in un nero mantello.
Ci attirava l'idea di evocarlo e averlo come servo anche se inconsciamente sapevamo non avrebbe funzionato.
Fatto un cerchio per terra con un gesso, per non far fuggire il demone, e riempito quanto potevamo un vecchio calice del nostro sangue sceso da piccole ferite provocateci con un ago iniziò il vero e proprio cerimoniale con una strana litania.
Si alzò il vento, cosa abbastanza difficile visto che eravamo seduti in una stanza con le finestre chiuse ma non ci spaventammo e andammo avanti.
All'improvviso LUI era lì. Comparso dal nulla, usciva da un angolo buio avvolto nel suo mantello, occhi rossi fuoco e reclamava noi e la nostra carne ma eravamo al sicuro o almeno così credevamo.
Il sangue bolliva e ad un certo si alzò prendendo la forma dell'essere.
Michel fu il primo. Il suo collo sparì nel buio e il corpo con lui nell'oscurità.
Ci alzammo tutti, spaventati e cercavamo di uscire ma la porta era bloccata e all'improvviso una voce nella buio, stridula e cavernosa da far rabbrividire.
"Non potete ssssscaappaaare, noo noooo... voi ssssarete mieiiii".
Mi tuffai sulla destra e caddi rovinosamente per terra mentre Francis spiccava il volo,sollevato dal nulla, e finendo schiantato contro il muro.
LUI era adesso davanti a Simon,l'esperto che preso coraggio da non so quale insondabile fonte si oppose alla creatura balbettando alcune formule in latino e muovendo le mani. Dopotutto era lui l'esperto.
LUI si era fermato, lo guardavo con curiosità ma non smetteva di avvicinarsi lievitando come una nube scura mentre sentivo il suo respiro.
"Il sangue" mi urlava Simon "Bevi il sangue, John... il sangue" e un momento dopo Simon non c'era più. Mi tuffai allora verso il calice mentre la nube scura con gli occhi rossi si lanciava contro di me. Svuotai il calice tutto di un fiato. Il sangue aveva un gusto amaro e mi scendeva per la gola riscaldandomi mentre i miei sensi si stavano estendendo.
Sentivo il battito del cuore del mio vicino, accelerato mentre faceva l'amore con sua moglie, udivo un cane abbaiare a kilometri di distanza e nel mio naso entrava l'odore di frittura del McDonald's a qualche isolato di distanza e con mio incredibile spavento incominciai a levitare.
Tutto mi girava attorno, percepivo la creatura davanti a me e la vedevo sfocata mentre si avvicinava a me e mi entrava dal naso come una fragranza d'estate.
Era dentro me, io ero lui e lui era me e aveva trovato finalmente un corpo per poter vivere e muoversi per un tempo illimitato per il mondo intero.
Simon aveva sbagliato i calcoli.
Caddi per terra ma lo sentivo dentro me che spingeva per uscire, lo sentivo stridere, lacerarmi il cuore e mi misi a correre fuori fino a quando non sentii i polmoni bruciare.
Poi continuai a correre.
Mi sedetti su una panchina e svenni.

E dopo molte ore passate a girovagare per la città eccomi seduto alla mia sporca panchina.
"Il vostro demone incarnato è qui con voi" pensavo di dire a tutti quelli che mi circondavano mentre il demonio spingeva per uscire, mi tentava, voleva il controllo e non so quanto tempo ancora potrò trattenerlo.
C'è una sola e unica soluzione.
Mi alzai deciso e convinto e mi avvicinai al bancone mentre la "mia" cameriera dai capelli rossi mi passò accanto, le chiesi il suo nome che ancora non sapevo.
Si chiamava Laura e sarà l'ultimo nome che sentirò.
"Buonanotte signore e grazie!" mi pronunciò la ragazza dietro il bancone.
"Già, una gran bella notte" pensai mentre uscivo dal locale dove c'era la fredda notte ad accogliermi accompagnata da una leggera brezza.
La soluzione era una sola e bisognava fare in fretta.
Mi voltai verso l'insegna del locale e alzai la mano per salutare il locale e le persone e il mondo.
Ci sarà un' anima in più all'inferno domani.

Concezione e realizzazione: Matteo Scarabelli. Un sentito ringraziamento a Blind Ben per lo splendido titolo.

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