![]() di Lorenzo Bartoli (concept e testi), Roberto Recchioni (testi e disegni), |
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Infilate due specchi in un tubo di cartone, riempite il tutto di pagliuzze e sassolini colorati, e vedrete fiori e ghirlande e meraviglie di colorata simmetria. Ora, gentilmente, togliete sassolini e pagliuzze, e al loro posto mettete Napoli e una manciata di decenni futuribili, e guardate. La simmetria, nonostante gli specchi, va a farsi benedire - non c'è spazio per angeliche ordinatissime perfezioni, qui. Resta un microcosmo di sfaccettature e di angoli impossibili, di piccoli pezzi di realtà visti da uno specchio che riflette uno specchio - e i due secoli di distanza che separano la nostra Napoli da questa Napoli vanno e vengono, si mostrano e scompaiono. È ancora un caleidoscopio, un oggetto per "guardare belle immagini"; un po' diverso dal solito, se vogliamo.
Seguono, in netto contrasto grafico, le avventure di Asia, vendicatrice dei deboli e Cybersix della buona cucina (e se non sapete chi è Cybersix avete una possibilità per rimediare); il pennino (e a tratti la penna) è nelle mani di Roberto Recchioni, che sperimenta con successo uno stile nipponico aderentissimo al genere, fino al nudo da bagno gratuito (mille scuse, RRobe, è la dura legge del mercato... ^___^ / NdA), seguendo e coadiuvando una narrazione che passa con disinvoltura dal semiparodistico all'introspezione psicologica, all'azione pura e semplice, alla narrazione a doppio binario. Un nuovo, violento stacco grafico ci porta in mezzo alla Spazzatura e ai diseredati che ne vivono e prosperano, avversati da un'implacabile autorità costituita che li considera ne più ne meno che un'infestazione di parassiti, solo un po' più grandi delle arvicore; I disegni di Massimo Leonardo scavano fuori la crudezza di ogni dettaglio e illuminano la discarica di un bianco-su-nero quasi Milleriano. Esauriti i lunghi archi narrativi, il volume prosegue con le microstorie in uno o due capitoli: l'umoristico G.E.C. & Jeko, storia di picchiatori da usura e di truffe e controtruffe illustrata da Fabrizio Spinelli; i due capitoli di Banco Lotto in cui Cristiano Cucina presta il suo tratto bifronte (sporco ricco di dettaglio da un lato, semplice e pulito dall'altro) ad uno dei temi portanti delle opere di Bartoli, lo sdoppiamento onirico e il viaggio nella mente altrui; l'esilarante Plastica, un Roger Rabbit dal finale crudo affidato al tratto tondeggiante di Alessandro di Paolo; infine, dolceamara, la conclusione del viaggio con Stella, azione alla John Woo tutta al femminile sottolineata dal tratto caratteristico e pulito di Stefano Piccoli. Una sola nota dolente: la veste editoriale. Che la collana I Giganti dell'Avventura sia in formato tutt'altro che lussuoso lo si sa, e lo si accetta (anche perché questo consente un'accessibilità di prezzo non indifferente); altro discorso vale per la presentazione e la cura dell'opera, che viene gettata letteralmente in faccia al lettore senza un indice, senza una precisa attribuzione dei crediti di sceneggiatura e disegno, e presentata da un cappello introduttivo tolto di peso dalla prima comparsa sulle pagine di Skorpio, quindi datato ed inesatto (il contributo di Bertelé, a titolo O' Malamente, manca da questa raccolta). Continuiamo, forse a torto, a credere che la cura destinata ad un proprio prodotto editoriale debba essere al di sopra del "minimo sindacale": il rischio in caso contrario è quello di alienarsi, pian piano, le simpatie dei lettori o (peggio ancora) degli autori.
recensione di Matteo "Abe Zapruder" Scarabelli |
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