di Dan Jurgens (testi), John Romita Jr. e aa. vv. (disegni) |
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La Storia Sostanzialmente possiamo dividere questo primo periodo di Dan Jurgens incaricato di rilanciare la testata di Thor in tre cicli:
Tutto questo primo periodo è stato caratterizzato dalla presenza pressochè costante di Romita Jr alle matite I Disegni Romita Jr. si è liberato da tempo della scomoda etichetta di "figlio del grande Romita", affermandosi non solo come autore di grande personalità, ma come vero e proprio rappresentante dello stile marvel . La critica che più comunemente viene fatta a questo disegnatore da parte dei suoi pochi detrattori, riguarda la scarsa cura che metterebbe nei dettagli (specie nei volti dei personaggi, troppo poco riconoscibili). Personalmente non condivido questa critica, ma la trovo comprensibile. Romita Jr. ha infatti voluto legare con continuità ed in modo esclusivo il suo nome e la sua professionalità alla Marvel Comics (anche se nel suo prossimo futuro sembrano esserci anche collaborazioni extra-Marvel), andando a caratterizzare gli eroi più popolari (X-men, Uomo Ragno e Devil innanzitutto), e distinguendo i suoi cicli anche per la tempestività nelle consegne (raramente le collane a lui affidate devono riferirsi a disegnatori temporanei) e per la lunga fedeltà ai personaggi affidatigli. L’esperienza su Thor non si discosta da questa abitudine. A mio avviso Romita, proprio per questa sua velocità di realizzazione, con gli anni ha consolidato il proprio stile, accentuando la tendenza a "schizzare" la tavola, proprio per mantenere fede alle scadenze. Più che di suo padre, mi pare l’erede naturale di Kirby, proprio per l’impatto delle sue tavole, piacevoli più per il taglio potente ed espressivo e per il loro dinamismo che non per la gradevolezza del tratto. Forse è vero che, proprio per il tratto ruvido delle sue matite, i suoi personaggi femminili appaiono poco accattivanti. Riguardo, poi, all’estrema somiglianza dei volti dei vari personaggi, ricordo che questa è la tendenza di quasi tutti gli autori più affermati, e questo non certo da oggi (io personalmente amavo molto il vecchio Gene Colan proprio per la sua tendenza a conferire originalità ad ogni volto) Conclusione Quando ho deciso di scrivere questo pezzo, avevo pensato di intitolarlo "Thor, l’Occasione Perduta". Riflettendoci mi è sembrato un titolo inopportuno, innanzitutto perché sapeva di sentenza (e a me non piace sputare sentenze), e in secondo luogo perché, pur con tutti i limiti e difetti che ora vedremo di dettagliare, questo ciclo di Thor è sicuramente un prodotto più che discreto... Ma il concetto di fondo mi sembra ancora valido. Un merito di Jurgens è sicuramente l’aver riportato alla collana quelle caratteristiche che l’hanno contraddistinta nei periodi migliori. Thor è Thor, insomma!, il Dio del Tuono, immortale figlio di Odino, linguaggio enfatico, coraggio insuperabile e (ammettiamolo) ego ipertrofico. E Jurgens ha fatto bene a dare un taglio tra l’epico e il fantasy alle sue saghe. Ma Thor, come tutti i personaggi molto potenti e pressochè privi di punti deboli, non è facilissimo da amministrare per un autore. Per caratterizzare adeguatamente i climax delle storie di personaggi simili, e quindi porli di fronte ad ostacoli seri anche per la loro statura, bisogna in genere ricorrere ad alcuni artifici. I più frequenti sono:
Ma è bene cercare di non esagerare, per non cadere nella ripetitività. Purtroppo Jurgens, dopo un ottimo inizio, si è un po’ perso proprio in questi espedienti: se dare a Thor un alter ego umano è stratagemma già usato, ma comunque ancora valido per rispondere al precedente punto (1), il punto (2) è stato risolto con due saghe (quella degli Dei Oscuri e quella di Thanos) risultate troppo simili fra loro nella costruzione narrativa (mistero iniziale sull’avversario maturazione del pericolo fino ad una situazione apparentemente disperata arrivo dell’eroe e sua apparente sconfitta l’eroe trova dentro di sé le risorse necessarie per sconfiggere, con un ultimo sovrumano sforzo, l’avversario). Inoltre il colpo di scena sulla vera natura di Jake Olson (un paramedico dall’iniziale caratterizzazione da cherubino, che si scopre successivamente avere come spiacevole hobby lo spaccio di stupefacenti) mi è apparso esagerato e carente sul piano della coerenza. Insomma, questo Thor è un fumetto che agli inizi prometteva ben altro e che, alla fine non dico sia tornato ad appiattirsi sulla mediocrità, ma sicuramente si è adeguato a quelli che sembrano essere purtroppo i limiti marvel attuali: buone storie, ben concepite, ma prive di quel lampo di genialità che, in passato contraddistingueva certe opere, "staccandole" dalla consuetudine ed imprimendole in modo ben diverso nella memoria dei lettori. Il ciclo di Jurgens saprà resistere al passare degli anni come quello di Lee/Kirby o quello di Simonson? Non credo proprio. recensione di Francesco "MiticoBaro" Barilli Opinioni a confronto: Thor: Accendendo la Miccia di Fosforo |
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