di Carmine Amoroso (testi), Ernesto Carbonetti e Raffaella Seccia (disegni)
Maximum Press Studios

Per esteso sarebbe Tactical Assault Anti-Terrorism Group 17 - il nome parla da sé.

Le premesse sono le più classiche: un guerrigliero senza memoria, un'affettuosa Florence Nightingale con un passato burrascoso, un'organizzazione nemica a cui ribellarsi, e tanta, tanta, tanta azione. La trama parte in medias res senza darci il tempo di respirare, e da lì in poi è un tuffo tra un presente virtuale e un passato frammentato - una fuga, un assalto, un nemico, un'amica, troppi falsi compagni.

Una corsa a velocità folle sulle montagne russe dell'azione e dell'ipertecnologia, con una bella resa grafica e senza troppi pensieri. Questo è quanto TAG 17 ha da offrire, e se i lettori più smaliziati sono disposti a concedersi qualche pretesa in meno è anche un fumetto che si lascia sfogliare, leggere e gustare. A suo credito il fatto di essere un'autoproduzione di buona qualità, se pure certe scelte di design grafico facciano appena storcere il naso.

La storia, creazione di Carmine Amoroso, si dipana lungo gli stilemi classici del fumetto d'azione, concedendosi di svolgere frammenti di trama abbastanza lineari intervallati da sequenze di lotta, inseguimenti, e spettacolari sfoggi di virtuosismo grafico. I dialoghi sono puliti e diretti, con gli eccessi di enfasi e di punti esclamativi tipici del genere, e le immancabili one-liner ad effetto che non poche volte giungono a segno. Peccato per il turpiloquio "censurato" (ho la ferrea convinzione che se non si voglion far tirare moccoli e santioni ai propri personaggi allora si può benissimo limitarsi al "dannazione!" o al "maledetto!" - in caso contrario, non vedo dove sia lo scandalo nel mettere chiari e tondi un paio di epiteti anatomici, a maggior ragione se la tavola precedente è un florilegio di cadaveri e gole tagliate).

Lo storytelling e la sceneggiatura mostrano qualche guizzo interessante e sono comunque scorrevoli, anche se a tratti richiedono quello sforzo in più che interferisce col ritmo di lettura. Per quanto riguarda il dipanarsi della trama, è presto per emettere un giudizio: in due numeri TAG 17 mette al fuoco un metaforico spiedino di informazioni frammentarie e confuse, legittimamente confuse in quanto filtrate dal punto di vista dell'amnesico Mark Meyers. I segni sono comunque incoraggianti: da un primo numero in cui era la spettacolarità grafica a far da padrona si passa ad un secondo in cui l'azione è meno spettacolare ma più avvincente.


Per quanto riguarda la resa grafica, nulla da eccepire. I disegni (matite di Ernesto Carbonetti e chine di Raffaella Seccia) hanno un bel tratto, preciso ed espressivo, e affascina il periodico ricorrere ad inquadrature particolarmente "azzardate" e a prospettive da vertigine. Spesso azzeccata l'opera di colorizzazione ed elaborazione tridimensionale (gestita dal Raffty Comic Studio), anche se alcune sequenze del primo albo mi lasciano interdetto (cacofonie cromatiche, o eccessive intrusioni di un rendering troppo volutamente grossolano). Gradevole anche se non così all'ultimo grido come la si vorrebbe far passare la caratterizzazione in toni di colore dei flash-back... francamente indigesto il logo, in ispecie quello "interno" in capo all'editoriale con un'insalata di caratteri truetype a contornarlo.

Se si sopporta il logo, e qualche fumo d'incenso di troppo che spira dagli editoriali, TAG 17 può essere una piacevole lettura per un momento di svago, cioè esattamente quello che si propone di essere. Bravo, bravo, continuéz.



recensione di Matteo "Abe Zapruder" Scarabelli

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