di Lee Chi Chin
Ediperiodici - Jade, 172 pgg., brossurato

Fantasy.

Aria fritta e rifritta, ormai: continuare a saltellare sulle spalle di giganti come Tolkien e Howard non porta più a nulla di nuovo. Narratori disimpegnati come Eddings si riducono ai prequel, l'inesauribile fucina dei romanzi made in Dungeons & Dragons ha ormai spento i fuochi, persino Terry Brooks è costretto da anni a plagiare se stesso.

Quindi, se vi descrivessi Nian Shen ovvero La Leggenda delle Tre Spade come "un fumetto fantasy", molti di voi volgerebbero gli occhi al cielo e, sbuffando, passerebbero a qualcos'altro... non commetterò un errore così banale.

La Leggenda delle Tre Spade è un fumetto wu xia. No, non è una specie di raviolo al vapore, siete fuori strada. Il wu xia è un genere di letteratura proprio della cultura Cinese, una sorta di via di mezzo fra la nostra fantasy, il racconto popolare e il romanzo d'avventura alla Dumas; il tipico racconto wu xia narra le imprese di guerrieri erranti (wu xia significa più o meno questo) in una sorta di indefinito passato recente, ricco di influenze mistiche, in cui i Maestri dell'Arte sanno camminare sull'acqua o sull'aria, le spade tagliano colonne di pietra, i monaci paralizzano con un tocco o una parola, e spiriti e demoni ogni tanto escono da questo o quell'Inferno (i Cinesi hanno molti Inferni) per farsi una scorpacciata di carne o di anime.

Be', la sto romanzando un tantino, è vero. Se volete avere un assaggio di wu xia in prima persona, e non avete tempo o voglia di leggervi un romanzo, potete ricorrere a film come l'ingiustamente trascurato Storia di Fantasmi Cinesi o il recente e blasonatissimo La Tigre e il Dragone (volendo, anche Grosso Guaio a Chinatown può ricadere nel genere, pur essendo occidentalizzato, scanzonato, quasi parodistico).

La storia de La Leggenda delle Tre Spade è semplice e lineare: tre lame dotate di poteri mistici e portatrici di un destino infausto sono le prede cacciate da spiriti malvagi al servizio del demoniaco Chui Zing; i tre custodi ereditari delle spade, il guerriero Lee Chun, lo spadaio Kin Gu Fan e la giovane Yung Ayi, costretti a combattere fianco a fianco, affrontano gli emissari del signore dei demoni fino all'inevitabile scontro finale. Sullo sfondo, qualche perla di filosofia spicciola del genere "l'amore vince sull'odio". Niente più di un bel giro in giostra, insomma: una storiella da take-away, con birra cinese in omaggio.

Molto più degno di nota, invece, il disegno. Lee Chi Chin mescola tecniche diverse, componendo e sovrapponendo matite, chine, retini, colorazioni digitali, aerografo, aquerello e quant'altro. La scansione delle vignette è molto cinematografica e piacevolmente disomogenea, dalle bande orizzontali dei "campi lunghi" alle frenetiche cinque o sei vignette per fila delle azioni più concitate, all'effetto "vetro spezzato" dei ralenti, alle splash page a tecnica mista che ricordano gli esperimenti di Jim Steranko o il primo Steve Ditko. Piccole "ispirazioni" dai maestri del disegno, da Juan Gimenez a Moebius a H. R. Giger, costellano le pagine di questo fumetto, mentre è evidente la pesante influenza di Enrique Alcatena e soprattutto del giapponese Ryoichi Ikegami nelle fisionomie dei personaggi.

La veste editoriale dell'edizione italiana, a cura della Ediperiodici - Jade, è quel che si dice il minimo indispensabile: buona carta (davvero!), rilegatura resistente anche ad aperture "drastiche", copertina leggera (con un frontespizio discutibile, ma vabbe'...), lettering in TrueType e onomatopee in WordArt, sette righe di mini-biografia, un colophon inspiegabilmente reticente (adattatore e impaginatore sono privi di cognome) e un titolo di copertina che non convince granché (perché deformare l'immagine? e perchè in quella maniera?). Tutto sommato un buon prodotto, specie per il prezzo a cui viene offerto (18.000 lire - 9.30 Euro per 172 pagine a colori in formato trade paperback).

Senza dubbio un'esperienza interessante, diversa dal solito. L'acquisto è caldamente consigliato, anche come occasione per sfuggire al duopolio comics-manga senza dover sborsare cifre ingenti per poche pagine cartonate. Da parte mia, spero sinceramente che il successo commerciale (sperando ci sia!) di questa iniziativa convinca la Jade o la loro concorrenza a pubblicare qualche altra "esotica" novità dall'Oriente non-nipponico.

recensione di Matteo "Abe Zapruder" Scarabelli

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