di Joe Quesada (testi), Chen & Martinez (matite), Rob Hunter (chine)
"Iron Man" nn. 57-61

La Storia

Tony Stark ha, involontariamente, realizzato la sua armatura-capolavoro: talmente sofisticata da divenire senziente, sviluppare una propria intelligenza autonoma ed un proprio carattere. Ma se poi il carattere si rivelasse essere un caratteraccio, che problemi potrebbero sopraggiungere?

Un sorprendente Joe Quesada dà risposta a questo quesito con la bella saga in 5 parti presa in esame.

I Testi

Joe Quesada-disegnatore non ha certo bisogno di presentazioni, basti ricordare le sue strabilianti tavole nella saga "Guardian Devil". La vera sorpresa è stato invece scoprire che è anche un grande scrittore (e recentemente si sta dimostrando anche assai capace nel ruolo di editor). Il suo approccio con Iron Man è perfetto, riuscendo al primo colpo a regalarci una delle migliori saghe di sempre del vendicatore rosso-oro. Una prosa agile e sicura ci guida per cinque numeri, sorretta da una trama intrigante che mai accusa rallentamenti o cali di ritmo. In più Quesada esibisce anche una discreta infarinatura scientifica, caratteristica assai utile per qualsiasi scrittore che debba cimentarsi con le avventure di Iron Man, naturalmente intrise di elementi pseudo-scientifici, la cui plausibilità nel passato ha lasciato spesso a desiderare.

In più è d'obbligo spendere qualche parola sulle pagine iniziali di ognuno dei cinque numeri, tutte realizzate con una rigida gabbia a nove vignette. In tali vignette si inseriscono altrettante lapidarie ed emblematiche didascalie, che si ripetono invariate in ogni numero e che riescono nello stupefacente compito di inquadrare un personaggio e la sua trentennale storia in una sola tavola. Tali didascalie poi si integrano perfettamente con le immagini, in un sapiente gioco di rimandi che farà la gioia dei lettori più sofisticasti e che testimonia la classe del Quesada-narratore, il cui passaggio dalla matita alla penna (o meglio al Word Processor) è stato senz'altro indolore.

Ovviamente un paio di difetti veniali ci sono: nel secondo numero, la lunga serie di disgrazie che annichiliscono il povero Tony Stark si rivelano poi essere frutto di un incubo, espediente narrativo certo non nuovo e piuttosto banale. E' anche giusto dire però che la sequenza onirica è magistralmente condotta e riesce alla fine a sorprendere e spiazzare, nonostante tutto. Altra pecca è la spiegazione della nascita dell'intelligenza artificiale dell'armatura, riconducibile al tipo "eziologia multifattoriale"... Fin qui tutto bene, ma quando si viene a sapere che uno dei più decisivi fattori è stato il Milleniun Bug viene da sorridere: come è mai possibile che il navigato, ultra tecnologico e geniale Tony Stark possa aver risentito del tanto strombazzato (ed innocuo) baco di fine millennio?

Questi due piccole cadute di tono però vengono ampiamente compensate dalla bellezza oggettiva della storia e dall'intelligenza della trama. Non è certo la prima volta che l'armatura mette nei guai Tony Stark con malfunzionamenti e quant'altro, già in altre occasioni si era indagato sul rapporto conflittuale uomo/macchina, ma mai in maniera così intrigante e morbosa.

Chiudo l'argomento testi con una significativa frase pronunciata dall'armatura senziente al culmine dello scontro con Tony Stark, armatura oramai esasperata e straziata dal conflitto amore/odio per il suo creatore:

"Come avresti gestito tu le migliaia di emozioni digitali che scorrono in me? Faccio fatica a distinguerle. I numeri che ci sono fra la felicità e la tristezza sono quasi indecifrabili."

I Disegni

I disegni sono la vera nota stonata della bella saga, in quanto sono risultati di qualità decisamente altalenante. Alla matita si sono alternati due disegnatori: il discreto Chen e la poco più che decorosa Martinez. Ciò inevitabilmente ha portato ad una disomogeneità grafica piuttosto fastidiosa. In più le soffocanti chine di Rob Hunter non hanno certo aiutato, specie sui disegni di Alitha Martinez che risultavano notevolmente appesantiti, raggiungendo l'apice negativo nel numero quattro, veramente mediocre dal punto di vista grafico. Le tavole sembrano molto affrettate e approssimative, senza quasi mai uno sfondo, con un tratto davvero acerbo e insicuro, cui si aggiunge poco rispetto per l'anatomia e per le proporzioni.

Concludendo...

Dato che la sostanza conta più della forma, nonostante i disegni non all'altezza, La Maschera di Iron Man entra di diritto tra le saghe più belle di Iron Man di sempre. Vi lascio con un mio personale rammarico: "Ma cosa sarebbe successo se Quesada avesse anche disegnato la storia?"

recensione di Daniele "Fosforo" Cerboneschi

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