di Grant Morrison (testi), Jae Lee (disegni)
WIZ nn. 78/81 (nuova serie 23/26) Panini Comics/Marvel Italia

"Amore è il nome con cui ingentiliamo un brutale imperativo genetico"... Mentre i FQ subiscono l'ennesimo attacco del Dottor Destino, è così che Namor, nell'occasione alleato con Destino e l'Uomo Talpa, si rivolge all'oggetto del suo desiderio: Susan Richards.

Non so perché, ma la prima cosa che mi colpisce quando leggo qualcosa di Grant Morrison è la visione distaccata dei sentimenti umani (mi verrebbe da dire "cinismo", ma forse così facendo cadrei in un cliché), e questa miniserie dei Fantastici Quattro non costituisce un'eccezione. L'attrazione fra Namor e Susan (spesso tratteggiata nella serie classica solo come una forte affinità) qui diventa davvero "un'attrazione fatale", molto carnale (specie da parte di Namor) nonché valvola di sfogo per una donna trascurata da un marito che sembra avere altre priorità.

E' sorprendente che questo succeda alla "famiglia per eccellenza" del mondo Marvel? Forse; ma non dovrebbe esserlo se si pensa che caratteristica di Grant Morrison è quella di non dare nulla per scontato, di ridiscutere le caratteristiche consolidate dei personaggi riuscendo a sorprendere il lettore con interpretazioni che, per quanto "forti", risultano sempre e comunque plausibili (vedi, in proposito, il recente lavoro dell'autore scozzese sugli X-Men).

Grant Morrison definisce questa storia come un'avventura mai narrata dei FQ, nel senso che la storia si svolge in un periodo indefinito della vita del Quartetto. Probabilmente qualche intenditore della continuity potrebbe trovare una dozzina di riferimenti che rendono la storia assolutamente non inquadrabile nella storia "ufficiale" di Reed e C., ma credo che Morrison abbia visto giusto: la sua intenzione era quella di darci "i suoi" FQ, in una "storia senza tempo", che non a caso coinvolge avversari e partner "storici" del quartetto.

Reed é dipinto come un eremita, distante anni luce dai compagni e anche dalla sua stessa famiglia, chiuso com'è nei suoi pensieri. Sue é molto frustrata per l'assenza del marito e per la conseguente carenza di attenzioni nei suoi confronti, giungendo a coltivare un desiderio morboso verso Namor. Ben é trattato quasi da mostro anche dai compagni: Johnny (particolarmente "gradasso" nella versione fornitaci in questa miniserie) lo bersaglia con commenti taglienti, non intrisi da quel senso di umorismo ironico che è proprio dei rapporti tra i due (amiconi, nella serie regolare), e Susan non sembra interessata a difendere Ben, presa com'è dall'autocommiserazione per la propria condizione di moglie trascurata...

Una caratterizzazione del quartetto che forse ha fatto o farà discutere gli amanti della tradizione, ma, lo ripeto, molto plausibile. Più che altro è spiacevole notare che troppo spesso, quando la Marvel ha il coraggio di affidare le proprie icone ad autori "alternativi", questo coraggio sembra smorzarsi, affievolirsi dopo un promettente inizio. Anche in questo caso, infatti, la storia termina "senza il botto"; la più grande famiglia dell'universo Marvel supera i propri contrasti e trionfa sulle avversità, e la storia si chiude come una parentesi anomala nella vita del quartetto, una sorta di "What if" di lusso, lasciando nel lettore il rimpianto per l'aver visto i FQ nelle mani di un autore come Morrison per soli quattro numeri.

recensione di Francesco "MiticoBaro" Barilli

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