di F. Bartoli (testi), M. Carnevale (disegni)
collana Euracomix n. 152 - Eura Editoriale

"E` difficile da spiegare... in un certo senso è come assistere ad un film, quasi sempre di genere drammatico".

Eric ha ragione, è proprio difficile da spiegare. E` come scivolare nella coscienza di qualcun altro, lasciarsi inondare dal suo flusso di pensieri, ricordi, sogni, speranze, emozioni. Soprattutto emozioni. Dirompenti, intense, inarrestabili: immateriali treni in corsa, e tu sei al centro di tutti gli scambi, al nexus di tutte le stazioni. E il treno arriva, e ti porta con sé, e dopo il primo un altro, e un altro ancora; e il mondo scolora nei bianchi e negli oltremare delle notti di Arancia Meccanica, si frantuma nei mille e mille colpi di pennello di Van Gogh, sfuma indistinto nel sogno d’amore di una ragazza per poi cristallizzarsi nella crudo rosso della realtà.

Questo è il dono di Eric: lo shining, la psicometria, la comunione con le coscienze altrui tramite il contatto fisico. Questo è Il Dono di Eric, creatura di Lorenzo Bartoli e capolavoro grafico di Massimo Carnevale. Una trascinante, inarrestabile cavalcata attraverso le tragedie di illustri artisti e di anonime ragazze madri, di sassofonisti jazz e di barboni alcolizzati; una storia raccontata da ermetiche, pregnanti schegge di discorso pronunciate da mille cangianti maschere illustrate.

Bartoli e Carnevale, già apprezzati per l’onirica, inquietante fantascienza di Uomini e Topi, dipingono con sei brevi tratti la tragedia privata di uno spettatore privilegiato del terribile e meraviglioso spettacolo dell’esistenza umana, un uomo che ha vissute troppe vite per poterne avere una sua. La prosa di Bartoli rende con estrema efficacia la scansione frenetica delle "visioni" di Eric, cogliendo istanti, concetti, impressioni e riducendoli a enunciati minimi, sintagmi isolati, monoverbi. Il soggetto, la cornice narrativa, sono accennati quel tanto che basta per lasciare che sia il lettore a scivolare nel luogo, nel tempo e nell’atmosfera della narrazione. Non meno determinante, decisivo anzi, è il contributo delle superlative tavole di Carnevale, abilissimo nel cambiare faccia a seconda di come la storia lo richieda pur rimanendo sempre se stesso: un vero artista della narrativa disegnata, complementare a Bartoli come un qualsiasi McKean a un qualsiasi Gaiman.

"Il Dono di Eric" è una storia antica e sempre nuova: un uomo e la sua ossessione, il suo dono, la sua condanna, la sua vita. Una storia con troppi finali, ma con un solo significato.

"[...] il mondo non è un gran bel posto per nascere. Ma è un meraviglioso campo di battaglia. Questo è sicuro".

recensione di Matteo "Abe Zapruder" Scarabelli

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