![]() di Chris Claremont (testi), John Bolton (disegni) |
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Guardando la copertina, il sentimento è duplice. Da una parte c'è il nome di Chris Claremont, che suscita in me infausti presentimenti e la paura (o la triste certezza) di aver appena acquistato una miniserie piena di mutanti in cotta di maglia; dall'altro lato, mi rassicura leggere il nome di John Bolton: per quanto la trama possa corrispondere ai miei pregiudizi e al mio pessimismo, i disegni renderanno comunque l'albo degno di esser letto. A una prima lettura, l'amaro in bocca: disegni così belli buttati via per una storielletta. Mi sforzo di rileggere, sapendo cosa mi aspetta, cercando di perdonare ogni colpa: nulla da fare, resta sempre una storielletta, mal concepita e mal narrata - ma disegnata divinamente. Irrazionalmente, mi trovo ad invidiare gli analfabeti.
Tra un proverbio e l'altro ci sarebbe spazio anche per un po' di storia, di dialogo, di tensione drammatica. Ci sarebbe, se non ci fosse un Claremont assolutamente giù di tono, privo di idee, indeciso, impigliato nel rigido meccanismo creativo "da testata mutante", mancante della necessaria minima cultura storica.
Come vi ho detto, Claremont non è tra i miei autori preferiti. Volendo essere obiettivo, devo riconoscere che il suo soggetto, per quanto non originalissimo, è ben concepito, e che una certa abilità nel dialogo nei registri più elevati non glie la si può negare. Inoltre, alcuni passaggi catturano non solo l'attenzione ma anche le emozioni del lettore - peccato durino così poco. Resta comunque fastidioso veder iniziare la storia con un mutante in un mondo che lo odia e lo teme (camuffato da cavaliere medievale, però), o sentire in bocca ad Inglesi d'inizio millennio parole sanscrite o arabe come "ghoul" o "avatar" (peraltro in accezioni improprie, contemporanee), o trovarsi davanti a gratuiti seni al vento come in un peplum di bassa lega.
Sotto questo aspetto, Bolton stempera la salsicciometicciaggine (pardon, volevo dire "il postmodernismo") di Claremont dando un corpo e una sostanza ad un'ambientazione che ne sarebbe altrimenti priva. Se c'è una ragione per sborsare undici Euro e qualcosa in cambio di questo albo, è proprio il lavoro di Bolton. Pregevole, infine, il lavoro della Lexy: carta buona (anche se forse troppo leggera), rilegatura solida, adattamento e traduzione ben riusciti. Certo, il prezzo è un tantino pretenzioso... ma per un trade paperback da libreria non è certo tra i più alti. Da parte mia, consiglio l'acquisto ai medievalisti ad oltranza e agli appassionati di fantasy - o ai fan di Bolton (e di Claremont... sì, so che ne esistono e so che ammirano il modo in cui scrive - de gustibus...). Al di là delle passioni, però, The Black Dragon resta più un volume con cui arricchire eventualmente una libreria già ben fornita, piuttosto che un acquisto irrinunciabile. recensione di Matteo "Abe Zapruder" Scarabelli |
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