di Manfredi Toraldo (testi), David Messina et al. (disegni)
Lo Scarabeo Edizioni

Immobili attraverso il tempo, immani nelle loro proporzioni, esseri ultramondani segnano la Terra come immense pietre miliari; attorno a loro si radunano persone, case, una città, la vita.

Un'immagine limpida, suggestiva, istantaneamente accattivante. Partendo da questa e con l'aiuto di metafore antiche, come i Tarocchi e gli apocrifi biblici, Manfredi Toraldo costruisce il canovaccio su cui ricamare le storie di Arcana Mater, approdata in libreria nei mesi scorsi con l'inizio del suo primo arco narrativo.

La storia comincia in un imprecisato futuro, secoli dopo il Giorno del Giudizio. Non parliamo di olocausti nucleari o disastri ecologici: proprio il Signore Iddio Dominus Sabaòth, con tutte le Sue schiere, è sceso sulla Terra, ha visto, ha giudicato, ha condannato. Il Mondo è stato cancellato; la Guerra tra il Cielo e l'Inferno è finita; l'umanità, condannata senza appello, è scomparsa. Poi, nella Sua magnanimità, Dio ha concesso alla Sua creazione una seconda possibilità, riforgiando il Mondo e l'Uomo e ponendo i suoi antichi nemici, ora suoi schiavi, a governarla. Sospesi fra il Tempo e l'Eterno, tra la Materia e lo Spirito, settantasette Demoni si ergono come immensi pilastri, centro e fulcro delle immense metropoli che, sole, ospitano la vita umana.

In viaggio da una città all'altra due persone, due storie intrecciate tese verso lo stesso finale: Mary, madre di un bambino, Adam, che possiede l'innato e proibito dono della Magia; Caino, su cui nessuno può levare la mano, enigmatico Custode di tutte le Storie tranne la sua. Entrambi cercano la Città Invisibile, retta dal settantottesimo Demone, il più misterioso e potente: il solo che possa togliere al piccolo Adam il suo dono innato, e salvargli la vita; il solo che conosca il passato di Caino, l'unica storia che Caino stesso non conosce. Ad ostacolarli i servi dei Demoni, i potenti e mistici Domini Canes.

Una storia fantasy di sapore biblico-mistico, con tutti gli stilemi del genere: dal tema messianico, alla Ricerca come viaggio iniziatico per conoscere o per trascendere la propria natura, allo sdoppiamento tra il piano reale e il piano onirico (in cui il piccolo Adam è più cresciutello e tutt'altro che indifeso). Una storia tracciata sulle metafore dei Tarocchi: ventuno arcana maggiori e cinquantasei minori (uno per Demone) e una settantottesima carta, il Matto, elusiva e inafferrabile.

Scritto e sceneggiato da Manfredi Toraldo con un tono quasi cinematografico, con frequenti primi piani e dettagli, e un gusto particolare nell'illustrare piccoli gesti e archi di tempo in rapide sequenze di tre o quattro piccole vignette, Arcana Mater mantiene un buon ritmo nonostante la complessità e la varietà della trama. La forte caratterizzazione metaforica dei Demoni e delle loro città dona a ciascun numero un "taglio" proprio, e consente all'autore di portare avanti piccoli divertissement a tema, microstorie subito chiuse che vanno a inghirlandare il filo rosso della trama principale. I riconoscibili ma non ingombranti riferimenti alla cultura popolare e non (Swift e Guerre Stellari fanno capolino nel primo numero) arricchiscono piacevolmente la lettura.

I dialoghi, ben scritti ed efficaci, soffrono purtroppo di non frequenti ma netti cali di stile (un tratto ahimé caratteristico delle produzioni indipendenti), e a rimetterci è spesso la buona lingua: inflessioni quasi dialettali, o termini ibridi come l'esclamazione "hei" in luogo dell'italiano "ehi" (o dell'anglosassone "hey", a scelta). Certo non ci lamentiamo: si è visto di ben peggio in "onorate" traduzioni o in "premiate" opere mainstream nostrane.

Se le storie sono di buon livello, anche i disegni non lasciano a desiderare. Il primo numero, Il Cielo Decapitato, vede alle matite un David Messina in forma smagliante, con un tratto pulito e preciso e un ottimo senso della scena. Oltre ad aver definito il design di personaggi, oggetti e luoghi con un'ottima abilità nella caratterizzazione, Messina ci regala un bell'inizio di serie e una splendida panoramica della Città dei Cavalli.

I disegni del secondo numero, Principio Ingannatore sono dell'esordiente Sonia De Nardo: un tratto più pulito, meno violento nei chiaroscuri, con un retrogusto di bande dessinée (guardatevi i raggi di luce a pagina 16...); quasi troppo semplice, a volte, specie sui campi lunghi. Un esordio promettente, di cui certamente vorremo vedere un seguito.

Dei numeri successivi non abbiamo che schizzi e abbozzate anteprime, dal tratto "sporco" e caratterista di Giorgio Cantù (n. 3, Di Fumo negli Occhi e Profili Antichi, nonché autore del logo che vedete ad inizio recensione) al dettaglio fine del tandem Tamantini / Mantovani (n. 5, Tempio Immobile).

Menzione d'onore, scontata e d'obbligo, alle copertine di Roberto De Angelis, di chiara fama bonelliana, che speriamo di vedere al lavoro sull'intera serie

Perché va da sè che Arcana Mater non è destinata a concludersi con la prima miniserie di sei numeri. Settantotto le carte, settantotto i Demoni, settantotto i numeri, almeno nella concezione iniziale dell'autore. Il primo arco narrativo, di per sè autoconclusivo anche se con un finale (per ovvia supposizione) aperto, servirà a tastare il polso del mercato: se le vendite saranno sufficienti, ci assicura il pamphlet di presentazione, si procederà una miniserie alla volta, infittendo la periodicità (che da bimestrale passerà a mensile).

C'è da sperarci, anche perché la pubblicazione è di buon livello sia come contenuti che come formato (48 pgg. in b/n, belle grandi, con una copertina abbastaza rigida da tenerlo in piedi ma abbastanza semplice da non far lievitare il prezzo), e il prezzo è tutt'altro che esoso, per un prodotto da libreria.

Un acquisto caldamente consigliato, se vi piace il fantasy - o se, come il sottoscritto, credete fermamente nel sostegno al fumetto indipendente di qualità.

recensione di Matteo "Abe Zapruder" Scarabelli

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