![]() di Thierry Cailleteau (testi), Joël Jurion (disegni), Sandrine Cailleteau (colori) |
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Torniamo a parlare di fantasy, vi va? Perché è di questo che si tratta. Non fatevi trarre in inganno dalla pistola spianata in copertina, dai mitragliatori nel frontespizio, dalla fantapolitica delle prime pagine o dalle astronavi subito dopo: Anachron è buona vecchia fantasy d'avventura, disimpegnata e senza ambizioni letterarie, appassionante, gradevole alla vista, divertente quanto basta.
A qualche assiduo consumatore di BéDé fischieranno le orecchie, a questo punto. Eh, bien, si tratta proprio dello stesso escamotage che costituiva la base della trama de Il Cristallo Maggiore e dei suoi seguiti. Ci sono, ovviamente, sostanziali differenze: in luogo dell'idillio favolistico del pianeta isolato e della fantascienza ai limiti dell'esoterico (secondo la scuola Mœbius-Jodorowski), in Anachron troviamo un lato fantascientifico meno etereo e più concreto ("terra-terra", lo si potrebbe paradossalmente definire), e un versante fantasy schietto e sanguigno, allegro e persino comico quando ce n'è l'occasione, violento, cupo o inquietante quando ce n'è bisogno.
Un destino bizzarro incrocia le due storie, di per sè reciprocamente estranee, facendo incontrare prede con prede e cacciatori con cacciatori. Come se questo non fosse abbastanza, ci si mette in mezzo anche l'avidità (e l'incoscienza) di un truffatore interplanetario, anche lui rifugiato su Anachron, che andrà a risvegliare oscure presenze che sarebbe stato meglio lasciar riposare. Qui si chiude il primo volume, l'unico finora pubblicato in Italia, che pone le premesse e dà l'avvio alla vicenda. L'intreccio, tutt'altro che complesso o bizzarro, viene portato avanti con leggerezza e buon ritmo dai dialoghi di Cailleteau e da una scansione di vignette e tavole che, pur non aggiungendo niente agli stilemi classici del fumetto franco-belga, scivola via senza intoppi e si lascia leggere volentieri. I personaggi sono ben caratterizzati in superficie e non si perdono molto in profondità, come è buona abitudine in una storia di cui l'avventura e il brio sono tratti dominanti, e gli inevitabili dialoghi-didascalia necessari a presentare l'ambientazione vengono smistati qua e là non senza eleganza, riuscendo a non appesantire di troppo il prologo. E tra una tavola e l'altra Cailleteau trova anche il tempo per un rispettoso inchino al professor Tolkien, cui prende in prestito il nome per il capo dei suoi orchi.
Un bell'albo e un consigliatissimo acquisto... fermo restando il grave difetto comune ai cartonati francofoni, ovvero i quindici Euro a volume da moltiplicarsi, il più delle volte, almeno per sei. Vale comunque la pena di sottrarre qualche spicciolo ad altre spese per seguire questa serie, confidando che la qualità si mantenga costante. recensione di Matteo "Abe Zapruder" Scarabelli |
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