Sei mesi fa la terra ha girato più lentamente per poche, drammatiche ore.

Immobili, abbiamo assistito a una delle più assurde e sanguinose tragedie della storia trasmessa in tutto il mondo in diretta TV.

Allora abbiamo potuto fare solo quello... Guardare spaventati quello che succedeva nella speranza, malriposta, che si trattasse solo di un brutto sogno. Anche ora, in un'altra direzione e in un altro modo, possiamo fare solo questo: guardare increduli.

L' America non è nuova a campagne "moralizzatrici" che spesso hanno come bersaglio preferito i comics ma, nel corso degli anni, abbiamo visto scemare queste azioni di guerriglia mediatica fino a pensare che i fumetti del "nuovo millennio" sarebbero stati, finalmente, immuni dalle manie censorie e patriottarde di una parte della critica americana. Oggi possiamo dire, senza tema di smentite, che ci eravamo sbagliati... o, forse, non potevamo prevedere che accadesse l'inimmaginabile.

Che le cosidette serie "adulte" siano state da sempre un boccone indigesto per le major del fumetto non è mai stato un segreto per nessuno, e tutti quanti sappiamo che queste serie sono, spessissimo, tenute in vita più dal favore della critica che dalle vendite effettive. Un altro segreto di pulcinella legato a queste serie è che gli editor hanno sempre le antenne tese per captare il minimo segnale utile alla chiusura dei titoli "scomodi", ricorrendo sovente a motivazioni pretestuose per tirarsi fuori dalle rogne legate alla gestione di questo materiale.

La tragedia del WTC è stata una orribile manna dal cielo per molti di loro e chiunque segua anche superficialmente la situazione editoriale americana se ne è accorto da subito.

Innanzitutto è necessario premettere che era assolutamente doveroso da parte degli autori evitare scene che potessero, in un qualsiasi modo, sminuire la tragicità degli eventi - ma ritengo che fosse altrettanto doveroso far capire ai responsabili di quell'orrore, anche attraverso "piccole cose" come i fumetti, che non sarebbero riusciti a farci vivere nel terrore.

Detto questo penso fosse logico aspettarsi una maggiore "autocensura", ma spesso si è sforato il labile confine che separa il tatto dall'idiozia. Esempi clamorosi di questo modo pedestre di fare possono essere, guardacaso, le decisioni prese sia dalla Marvel che dalla D.C.

Dalla "Casa Delle Idee" nascono, da subito, progetti assolutamente meritori come il bellissimo "Heroes" che accostano autentico fumetto d'autore con la beneficienza e la testimonianza storica; dall'altro lato, Quesada annuncia una progressiva diminuzione delle "scazzottate" tra eroi a favore di un approccio più pacifista al genere supereroistico. Se, da un lato, questa proposta si direbbe una buona idea (meno botte = più approfondimento psicologico) dall'altro rischiano di snaturare caratterialmente alcuni dei personaggi meglio riusciti del Marvel universe...

Nelle dichiarazioni di Quesada a vari siti specializzati si leggono numerosi accenni ad un restyling, tra i tanti, di Wolverine, a cui si cercherà di dare un tocco "più umano e meno animalesco"... aspetto con ansia la novità ma certi annunci riescono a farmi tremare i polsi.

Autentico flop (almeno per la critica extra-americana) è stata la tanto celebrata storia di J.M. Stazczynski con l'Uomo Ragno alle prese con la tragedia del WTC. Chi ha letto la storia in originale si è imbattuto in mero contenitore di retorica che, al di là del "colpo ad effetto" della storia didascalica, ha veramente poco.

Assolutamente risibile, a parere di chi scrive, l' apparizione di Kingpin, Magneto e Von Doom sulla scena del disastro con tanto di lacrima che cola dalla maschera del sovrano di Lavteria. Forse l'abbandono del Comics Code da parte della banda di Quesada (un atto assolutamente necessario, si intende...) non è stato sufficiente ad evitare atti di autentico "buonismo" come questi.

Peggiore la situazione in casa D.C., con una pletora di ritardi nelle serie di maggior interesse e continue richieste agli autori di modifiche a scene già disegnate e pronte per la stampa. A peggiorare una situazione già sull'orlo del collasso è da segnalare l' arrivo di Paul Levitz, autentica piaga editoriale per ogni scrittore che voglia toccare tematiche più adulte.

Nel corso di quest'anno vedremo un fiorire di albi "politicamente corretti" come Smallville e uno spostamento verso un genere di fumetto più di intrattenimento e meno puntato verso la critica sociale.

Prime vittime di questa politica sono stati alcuni progetti di ristampe delle serie vertigo (Flex Mentallo e Doom Patrol) e le serie Wildstrom più fuori dalle righe come Authority, Monarchy e perfino il più "leggero" Gen 13. Monarchy chiude con il numero 12 (ufficialmente per una trasformazione della testata) e Claremont ha abbandonato un progetto legato ai ragazzi di Gen13 giudicato troppo poco in linea con l' attuale situazione americana.

Il peggio è capitato però al titolo di maggior richiamo della casa editrice di Jim Lee, ovvero Authority... La mannaia censoria è stata particolarmente violenta sull'ultimo arco narrativo di Millar e Davis, sia su molte parti della trama (uno scontro apocalittico fra le due versioni del gruppo è stato spostato da New York alla Luna, per fare un esempio) sia sulle tavole di Alan Davis, che si è visto costretto a ridisegnare intere pagine già consegnate poiché considerate di dubbio gusto.

La cosa in sè potrebbe anche starci, ma qualcuno ai vertici della D.C. dovrebbe spiegarmi come scene di tortura o di lotta possano essere collegate alla tragedia del WTC (maggiori informazioni e confronto fra tavole tagliate e tavole pubblicate le trovate a quest'indirizzo nella sezione Unpublished Art) o, in generale, essere ricollegate al terrorismo. Come conseguenza di questo atteggiamento Millar ha lasciato Wildstorm e Davis ha mollato Authority nelle mane di Gray Erskine, preferendo seguire i suoi progetti legati al Tom Strong di Moore.

A quanto pare nessuno è immune a questa folle corsa al buonismo che, nata per motivi meritori, sembra ci stia portando ad una nuova stagione di auestrità e di appiattimento cerebrale. Da anni si discute come l'influenza del cosidetto "pensiero unico" rischi di portarci ad un livellamento verso il basso della qualità dei comics, ma mai come ora si iniziano a notare segnali inquietanti a conferma di questi timori.

Dire adesso cosa potrà portarci il futuro non è un impresa facile, ma è possibile fare un tentativo, perlomeno, di separazione fra le due case editrici principali.

La D.C. ha alla guida delle scelte editoriali un personaggio assai osteggiato non solo dalla critica ma anche dalla maggior parte degli autori che, con invidiabile rapidità, si sono dileguati verso lidi più permissivi alla ricerca di una maggior libertà espressiva. Nonostante le fughe, Levits è riuscito a raccattare due collaborazioni d'eccezione in esclusiva, ovvero Warren Ellis (che tornerà subito al lavoro su Planetary, aggiungendo alla serie regolare dei team-up con Batman e la JLA) e Azzarello (che si dedicherà alla Wildstorm con nuovi progetti personali).

Ma a parte questi annunci, l'unica proposta nuova da parte della D.C. è la serie Team Achilles, che prenderà il posto di Stormwatch e parlerà di un gruppo di esseri umani ipertecnologici impegnati in una "caccia al metaumano cattivo", utilizzando armi all'avanguardia e studiando le debolezze di ogni bersaglio. Motivo di interesse per questa serie è anche l' utilizzo di un autore esordiente (Micah Ian Wright), già membro dei corpi scelti dell'esercito USA e quindi buon conoscitore di quel tipo di sistema.

Lievemente più rosea la situazione in casa Marvel dove, grazie anche al coraggio editoriale di Quesada, sono salve e non a rischio di chiusura anche le serie più "estreme" come quelle della linea MAXX. Quesada ha addirittura messo al lavoro il profugo della Wildstorm, Mark Millar, sulla versione Ultimate dei Vendicatori (il quale si è subito lanciato nella reinvenzione totale del gruppo fornendoci, fra i tanti, un Cap. America lontano anni luce da quello che conosciamo).

Non sono mancate però decisioni discutibili da parte della casa delle idee... Ad esempio si segnalano una storia di Silver Surfer tagliata dalla programmazione ed una progressiva scivolata di alcune testate verso un'allegerimento dei toni violenti, non sempre sostituito da un maggior approfondimento psicologico. Nota dolente è stata, purtroppo, la prima serie del nuovo Capitan America uscito sotto lo scudo Marvel Knights, da molti giudicata troppo retrograda e patriottarda... tra l'altro non sono mancate critiche della comunità musulmana d'America offesa da una presunta stereotipizzazione degli appartenenti all'Islam.

Oltre le due major abbiamo una pletora di indipendenti che ha deciso di non seguire la strada tracciata dai due giganti e continua, seppur con critiche e vendite al limite della sopravvivenza, sulla propria rotta.

Ovviamente i siti di critica e i lettori si sono letteralmente scatenati, inondando forum e caselle postali delle varie case editrici con vibranti messaggi di protesta; ma allo stato attuale delle cose è più che legittimo credere che i dirigenti siano più preoccupati di proteggersi dagli strali delle associazioni dei genitori e della stampa che dalle critiche dei loro clienti.

Giusto per fare un esempio, sul Wahington Post di poche settimane fa c'era un duro attacco ai fan dei comics accusati di essere, più o meno, un gruppo di infantili sovversivi ben intenzionati a lasciare il mondo fuori dalla porta e la propria nazione andare allo sbando... Memorabile, in questo delirio febbrile, l'accusa di credere alla reale esistenza dei supereroi e di aspettarsi, in caso di caduta da un palazzo, che arrivi Superman a salvarli. Astenedomi da qualsiasi commento su queste affermazioni, inizio a preoccuparmi sul serio sulla sanità mentale di certi critici e mi limito a segnalarvi un link (già indicato da me sul forum di ComicUS) come esempio di "buon uso dei fumetti" indicato dal sito di una associazione di genitori americana.

Se questo è il futuro che ci aspetta, sarà meglio correre ai ripari da subito...

articolo di Puccio

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